Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il volo, la politica e l’architettura Le tre passioni di un uomo special e
L’amico: «Un mago dell’aria»
TRENTO «Solo lui avrebbe potuto fare quella manovra, riuscire ad atterrare e salvare il passeggero nonostante il malore che lo aveva colpito. Bastavano quindici secondi in più... e invece ci è riuscito. Era a un livello irraggiungibile, era un grande pilota e un grande amico». È addolorato Stefano Micheli dell’Associazione italiana dei piloti di volo in montagna (Aipm).
Sono trascorse poche ore dall’improvviso malore che ha stroncato, a 73 anni, il pilota e architetto di Rovereto (anche se parmense d’origine) Renato Fornaciari durante le riprese dell’ultimo film di Marco Paolini e lo sconcerto è palpabile. L’ultimo volo di Fornaciari si è concluso sul biplano storico degli anni ’30, Tiger Moth, ossia la ricostruzione del Bleriòt (opera di Giancarlo Zanardo), che aveva pilotato in altre occasioni. E ieri è riuscito a compiere la sua ultima impresa: salvare la vita del passeggero prima di accasciarsi sui comandi. «Renato era un pioniere del volo in montagna, è stato uno dei fondatori dell’Aipm ed è stato anche presidente – spiega Micheli - adesso era vice». Una passione, quella dell’architetto, che Micheli definisce «infinita». «Era uno dei migliori piloti che abbiamo incontrato e conosciuto, ha salvato tante persone ed era un insegnante meraviglioso». Paolo Cattani, presidente dell’Avio Club Trento Aereo, ricorda i suoi incredibili viaggi: «Ha fatto voli molto particolari, era andato fino a Odessa sul mar Nero, andavamo spesso a volare insieme, aveva un aeroplano Piper PA-18. Era un amico». Fornaciari aveva conseguito il brevetto di pilota d’aliante nel 1978 e quello di pilota nel 1980. Poi l’abilitazione al traino alianti, al lancio paracadutisti e il basico di acrobazia aerea. Era abilitato anche al volo in montagna grazie al corso «Adamello» della scuola nazionale di volo in montagna di Trento: poteva effettuare decolli e atterraggi
su terreni naturali, in pendenza, con fondo erboso o innevato e ghiacciai. Un fuoriclasse del volo. Nel 1982 era stato presidente dell’Aeroclub Trento e nel 2020 gli era stato conferito il titolo di «pioniere del progresso aeronautico». Nella sua vita ha pilotato oltre 30 tipi diversi d’aereo: dal Piper J3 c al grosso biplano Antonov An 2 con il quale aveva compiuto voli umanitari in Paesi dell’Est come Bulgaria e Romania. Dal 1982 al 1986 è stato presidente dell’AeroClub di Trento.
Ma la vita straordinaria del pilota- architetto non si ferma al volo. Appassionato di storia, persona vitale ed energica – lo descrive chi lo conosceva
bene – ha un passato anche in politica. Sposato con Manuela Bruschetti, anche lei architetto, aveva militato nel Partito socialista fino all’arrivo di Bettino Craxi. È allora che proprio insieme all’ex sindaco Bruno Ballardini fonda un gruppo autonomo in consiglio comunale a Rovereto.
L’ex primo cittadino della città della quercia riavvolge il nastro della storia e ricorda i tempi di «Sinistra per l’alternativa». «Erano gli anni ’80 – racconta – allora io Renato e il professore Luigi Emiliani fondammo un gruppo autonomo perché non eravamo d’accordo con la linea di Craxi e così uscimmo dal partito». Ballardini ricorda Renato politico e architetto: «Sa, le parlo dal mio studio e dal tavolo che aveva progettato per me Renato. Era arrivato a Rovereto negli anni ’70 dopo aver vissuto anni in Veneto». È sconvolta anche Aida Ruffini, ex presidente dell’Itea e grande amica di Manuela. «Siamo sempre state unite da un’amicizia antica e una comune militanza nel Pd. Era una persona squisita». Renato lascia la moglie Manuela e una figlia, Giorgia.