Moser, trionfo trentotto anni fa «Emozionante»

Negli arcovoli dell’Arena incrociò Teofilo Sanson. Francesco Moser aveva corso per lui cinque anni, ma quel 10 giugno del 1984 il Giro lo vinse con la maglia di un altro marchio di gelati. Questione di coni. «Hai visto Teofilo, sono venuto a vincere il Giro proprio qui» gli disse. Si abbracciarono.

Moser, che giornata quel 10 giugno di trentotto anni fa...

«È un bellissimo ricordo. Fu una cosa fuori dal normale. Sento ancora il boato della folla in Arena. Cose che ti rimangono addosso tutta la vita. E quell’incontro con Teofilo Sanson mi emoziona ancora oggi».

Lei ha sempre detto che quella vittoria ebbe un valore doppio: perché?

«Ho vinto tre Roubaix, un Mondiale, la Sanremo, due Lombardia. Ho fatto il record dell’Ora. Il Giro è un’altra cosa, una storia lunga ventun giorni. Io non ero uno scalatore e lottai con tutte le mie forze. Per questo credo che quella vittoria abbia avuto valore doppio. Ho vinto tante tappe, ho conquistato la maglia ciclamino tre volte. Sono il terzo corridore ad aver indossato per più giorni la maglia rosa. Il Giro mi ha dato tanto e quella maglia rosa fu il coronamento della carriera».

E il duello con Laurent Fignon?

«Io ero più forte a cronometro, lui andava molto bene in salita. Ma sul Blockhaus andò in crisi e perse due minuti. Resto convinto di aver vinto il Giro lì».

Il Giro torna a concludersi in Arena, come allora con una crono. Come la vede?

«La cronometro era allora di 42 chilometri e la feci in 49 minuti. Era tutta pianeggiante, del tutto diversa da quella di oggi che è lunga nemmeno la metà».

Potrebbe essere decisiva?

«Mah, nel caso la classifica fosse in bilico per una manciata di secondi, lo potrebbe essere. Tuttavia, con tutte le salite che ci sono da affrontare prima di arrivare a Verona, questo non credo accadrà. Il Giro per me si deciderà sulle grandi montagne».

Impresa Moser all’arrivo in Arena nel Giro del 1984