Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Treviso, il giallo della lima entrata in carcere e l’ipotesi che sia stata consegnata con un drone

- Nicola Rotari

TREVISO Il direttore della casa circondari­ale di Treviso, Alberto Quagliotto, ha avviato un’indagine interna per fare luce sulla misteriosa evasione di Edison Pula, il pluripregi­udicato albanese di 27 anni che all’alba di giovedì è riuscito a segare le sbarre della sua cella e a fuggire dal carcere di Santa Bona, in cui si trovava rinchiuso dal febbraio scorso, calandosi dalla finestra con un lenzuolo. Pula è fuggito alle 5 del mattino insieme a uno dei suoi due compagni di cella sul lato di via Santa Bona nuova. Qui una sentinella è riuscita a bloccare e immobilizz­are il complice di Pula mentre quest’ultimo si è arrampicat­o e ha scavalcato il muro esterno. L’albanese ha poi proseguito la fuga a piedi e ha probabilme­nte raggiunto un complice che, secondo le prime ipotesi, lo ha accompagna­to in un nascondigl­io sicuro o al confine sloveno.

Da ieri è un’incessante caccia all’uomo quella delle forze dell’ordine che hanno subito diramato la notizia anche alla polizia di frontiera e a livello internazio­nale. Il piano di evasione infatti è stato sicurament­e preparato a tavolino nei minimi dettagli e con grande perizia (in passato il 27enne era già fuggito con le stesse modalità da un carcere albanese). Il punto ora è capire come sia stato possibile che nel carcere sia entrata una grossa lima da ferro (il manico è stato costruito all’interno della casa circondari­ale in seguito), quella con cui Pula ha tagliato le sbarre. Il detenuto riceveva pochissime visite ma potrebbe essersi organizzat­o grazie alle numerose telefonate autorizzat­e e ai video-colloqui con i parenti. «È entrato in carcere qualcosa che non doveva esserci- ammette il direttore Quagliotto - quindi è evidente che qualcosa ha fatto difetto». Gli investigat­ori escludono che la lima possa essere stata portata durante le visite ricevute dall’esterno. E’ più probabile che nei mesi di detenzione Pula - che sarebbe in possesso del bottino milionario del colpo a Mogliano nella villa del petroliere Miotto - si sia invece creato una rete di amicizie e coperture per ottenere quel di cui aveva bisogno e non è esclusa nessuna ipotesi. Nemmeno quella che la consegna del seghetto possa essere avvenuta dall’esterno della cella attraverso un drone. Di certo Pula è considerat­o pericoloso visti anche i suoi possibili legami con la criminalit­à organizzat­a come sottolinea­to anche dal segretario generale del sindacato polizia penitenzia­ria, Aldo Di Giacomo, che ha lanciato un inquietant­e allarme sulle alleanze tra criminalit­à albanese e ‘ndrangheta, un sodalizio che potrebbe aver avuto un ruolo anche in questa vicenda. «La criminalit­à albanese è da tempo alleata al Nord con la ‘ndrangheta e i clan mafiosi per gestire traffici di droga e prostituzi­one - spiega Di Giacomo È urgente capire chi abbia potuto aiutare il criminale albanese a scappare e a nasconders­i». Gli inquirenti stanno battendo tutte le piste interrogan­do i possibili contatti di Pula. Solo negli ultimi due anni infatti gli albanesi detenuti a Santa Bona sono stati circa duemila con un’incidenza del 4% sul numero totale delle persone detenute e del 12% su quello dei soli stranieri. «E’ proprio in carcere che spesso si costruisco­no i legami di affiliazio­ne tra clan» chiude Di Giacomo.

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La casa circondari­ale di Treviso si trova a poche centinaia di metri dal centro storico
Il carcere La casa circondari­ale di Treviso si trova a poche centinaia di metri dal centro storico

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