Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Incendio in casa, muore ex dirigente L’allarme di un operatore del mercato
Tragedia a Torre di Mosto, la pensionata investita dal fumo. Probabile corto circuito Attacco cardiaco ma per i medici era solo brachialgia «Potevano salvarla»
● L’incidente ieri mattina verso le 11. Paola Geretto con ogni probabilità è stato uccisa dal fumo che l’ha travolta aprendo la porta di una delle stanze del suo appartamento in cui si stava sviluppando un incendio
● L’intervento dei soccorsi è stato inutile, così come i tentativi di rianimare la donna. Geretto aveva lavorato a Roma e nelle Marche ma aveva origini veneziane
TORRE DI MOSTO Una tragica fatalità, forse un cortocircuito, sicuramente in una stanza chiusa, senza molta aria e lontana dallo sguardo della padrona di casa, che quando si è accorta di quel principio d’incendio era già troppo tardi. Il fumo l’ha travolta come una valanga, riempiendole i polmoni, uccidendola. Ieri mattina, poco prima delle 11, a Torre di Mosto, ha perso la vita Paola Geretto, 67 anni, passanti, vigili del fuoco e sanitari del 118 non hanno potuto salvarla. Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava è stato uno dei commercianti del mercato settimanale, di un banco di ortofrutta: la casa di Geretto è una di quelle che circondano piazza Indipendenza, alla sinistra del municipio, l’intonaco esterno celeste e la palma che svetta a fianco all’ingresso la rendono piuttosto riconoscibile. Il filo grigio di fumo che si alzava oltre il tetto è stato notato e segnalato, subito è scattata una chiamata al 115 ma intanto si sono fatti avanti un carabiniere in congedo e un vigile urbano, entrambi di passaggio, che si sono lanciati contro il portone per abbatterlo.
Presto i pompieri e il Suem sono arrivati sul posto, assieme hanno trovato la 67enne e l’hanno trascinata fuori; poi sono iniziati i tentativi di rianimarla, disperati, i sanitari hanno insistito a lungo prima di vedersi costretti ad arrenco.
La tragedia avvenuta durante il mercato. Un operatore ha visto uscire il fumo dalla casa
SAN DONA’ Debora Berto è morta perché vittima di un errore diagnostico al Pronto soccorso di San Donà. A un anno e mezzo dalla tragedia in cui è morta la 45enne di Torre di Mosto, i consulenti tecnici della procura di Venezia hanno confermato le ipotesi che tormentavano il marito Mirko, e che gli avvocati dello Studio 3A a cui si è rivolto hanno cercato di chiarire. Il 16 dicembre 2020, alle 12.45, Berto aveva accusato dersi. Nel frattempo sul posto sono arrivati anche i carabinieri di San Stino di Livenza, che assieme ai tecnici dei pompieri hanno lavorato fino alle 15 per mettere in sicurezza la casa e cercare di capire cosa sia successo, una domanda a cui comunque potranno rispondere solo le perizie dei prossimi giorni. Non sembra però che Geretto abbia avuto un malore o un mancamento che l’abbia distratta da un fornello acceso, piuttosto pare che un qualche apparecchio o una presa in una stanza lontana dalla sua attenzione sia andato in corto circuito. Lo scarso ricircolo d’aria avrebbe impedito il divampare di fiamme, ma ha riempito la camera di fumo denso e pesante, che ha finito per rivelarsi più letale del fuoun malore e si è accasciata sul tavolo; il figlio le ha praticato un massaggio cardiaco da 17 minuti, l’ambulanza arrivata subito dopo ha cercato di fare il possibile ma la donna si è spenta sotto gli occhi dei famigliari. Eppure per Mirko Sacilotto quella non è stata una fatalità imprevedibile: la moglie da qualche giorno lamentava dolori al polso e al braccio sinistro e l’11 dicembre aveva raccontato tutto ai medici del Geretto viveva da sola, era pensionata da anni ma in passato era stata una dirigente Istat con il ruolo di direttrice dell’archivio storico e della biblioteca di Roma, prima ancora aveva insegnato automazione di archivi e biblioteche all’università di Macerata, a Fermo, nelle Marche. Le sue origini, comunque, erano veneziane e infatti i suoi studi erano stati completati a Padova. Politicamente impegnata, anche se solo come privata, Geretto seguiva le attività dell’Anpi locale e si interessava alle battaglie ambientaliste del territorio. Qui nel Veneziano, però, non le restavano molti parenti: ieri il magistrato di turno ha dovuto contattare il figlio oggi residente in Belgio per informarlo dell’accaduto e per richiamarlo in Italia per tutte le pratiche necessarie (posto che la procura non decida di procedere con l’autopsia, il nulla osta per i funerali dovrebbe arrivare nelle prossime ore).
Nella chiesa di San Martino Vescovo il parroco don Gabriele Secco la ricorda come una delle sue parrocchiane, anche se non frequentava: «Siamo in attesa del figlio per preparare l’ultimo saluto — dice — Quanto è successo ha colpito tutti, una tragedia consumata nel cuore del paese, in pieno mercato, eravamo tutti lì, chi prima e chi dopo».
Dall’estero Paola Geretto aveva 67 anni, per il funerale si attende l’arrivo del figlio dal Belgio
Pronto soccorso sandonatese. I sanitari, dopo due radiografie alla spalla e alla colonna cervicale, l’hanno dimessa con una diagnosi di brachialgia, senza sottoporla ad alcun approfondimento cardiaco, né agli esami del sangue, prescrivendole una terapia farmacologica antidolorifica per cinque giorni e una risonanza magnetica del rachide cervicale, fissata per il giorno del decesso. Il problema era stato inquadrato e gestito come di natura ortopedica e non cardiaca. L’esposto della famiglia ha dato il via alle verifiche della procura, che ora confermano la natura della morte, dovuta «a un arresto cario-respiratorio da aritmia indotta da infarto miocardico acuto» che «era retrodatatile di oltre cinque giorni e già presente al momento dell’accesso al Pronto soccorso». I sintomi avrebbero dovuto suggerire il rischio di problemi al cuore fin da subito. Il prossimo passaggio è la chiusura ufficiale delle indagini, a cui seguiranno le richieste di risarcimento della famiglia.