Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Comune frena i plateatici Covid Richieste bocciate, presto i pianini
Il giallo del macchiatone a 12 euro. La prof: scioccata. Il barista: denuncia fasulla
VENEZIA Un emendamento (a firma Lega) al decreto «taglia prezzi» proroga i plateatici Covid fino al 30 settembre, ma Venezia non ci sta. «Avevamo fissato come scadenza il 30 giugno e non vogliamo andare oltre», dice l’assessore al Commercio Sebastiano Costalonga. L’approvazione in Senato è di un mese fa e prevede, appunto, che le norme entrate in vigore per sostenere il commercio dopo il lockdown del 2020 siano estese fino a fine estate, senza che il Comune possa limitarle «salvo disdetta dell’interessato — si legge — subordinatamente al pagamento del canone unico patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitaria». Sono prorogate anche le procedure semplificate per la presentazione di nuove domande per l’occupazione del suolo pubblico, sempre sulla base delle norme per contenere la pandemia.
«Se fosse confermato — sottolinea Costalonga — scriveremo a Roma per chiedere una deroga sulla base della specificità di Venezia: il turismo è tornato e i plateatici possono rappresentare anche un problema per la viabilità». No alle proroghe in automatico (previo pagamento della Cosap, l’imposta sull’occupazione di suolo pubblico) ma via libera alla verifica di ogni plateatico Covid che voglia diventare permanente, insieme alla sovrintendenza, nell’ambito della revisione degli 83 pianini in vigore in città. «Sono state presentate 164 richieste, moltissime sono già state scartate — continua l’assessore — a fine giugno ci sarà la conferenza dei servizi dei primi 25 pianini rivisti con Palazzo Ducale, al cui interno ci sono una ventina di richieste di stabilizzare l’occupazione di suolo pubblico, se andrà a buon fine porterò subito la delibera in giunta».
Intanto proseguono i controlli contro ai plateatici extralarge. E, a breve, scatteranno anche sui prezzi (se correttamente esposti) dei bar. Tutto nasce dal caso del macchiatone a 12 euro denunciato da una professoressa padovana, Luisa Antonini («Sono originaria del Lido», precisa), che giovedì era in gita a Venezia e con un’amica e si è fermata al bar Rivo Alto ai piedi del ponte di Rialto verso 18. «Quando ho chiesto il conto chi ci ha servito ha detto: “24 euro” — racconta — pensavo scherzasse, che intendesse 2,40 e invece ha ribadito quel prezzo. Ero scioccata e ho pagato senza dire nulla, poi ho deciso di denunciare quanto accaduto». Annuncia l’assessore: «Chiederò verifiche sull’esposizione del listino prezzi, l’ambito cioè di nostra competenza. Ma chi consuma controlli sempre i prezzi».
Rispedisce ogni accusa al mittente, il gestore del locale Marco Guerra: «È impossibile, non applichiamo quei prezzi, esposti tutti nei quattro listini che abbiamo affisso nel locale — dice — Avessero chiesto quella cifra a me, avrei chiamato i carabinieri: al banco un macchiatone è 1,20 euro, 3 al tavolo». L’unica spiegazione che Guerra si dà è che ci sia stato uno scambio di scontrini. «A 12 euro vendiamo lo spritz da 70 centilitri — continua — Sono qui da ventisei anni, amo questo lavoro, ho una clientela per lo più di veneziani e a pranzo chi lavora in zona viene qua. Ci sto male ad essere accusato ingiustamente. Il mio cruccio è trovare personale, siamo due la mattina, tre di pomeriggio non fare il “furbetto”». (g. b.)