Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Pesca abusiva a Porto Marghera Vongole inquinate, otto fermati

Blitz della Finanza in zona industrial­e. Trovati stranieri e italiani

- Gi. Co.

VENEZIA Si vedono poco, la loro strategia è proprio quella di restare a filo d’acqua, la barca d’appoggio che ha scambiato la linea di galleggiam­ento con il bottazzo, eppure a lungo andare sono diventati una visione abituale per chi viaggia lungo il canale di San Secondo. Per non parlare dei soci del polo nautico di San Giuliano, che spesso ce li hanno quasi davanti. E questo solo citando gli abusivi che si danno da fare a est del ponte della Libertà, ma non mancano neppure quelli che preferisco­no il lato occidental­e, quello che corrispond­e a Porto Marghera. Nei giorni scorsi, però, tra le barene e i fanghi che separano Venezia da Mestre sono arrivati anche gli uomini della Guardia di finanza, decisi a stroncare la pesca — vietata e pericoloss­issima — delle vongole lì dove non dovrebbe mai neppure essere ipotizzata. Ne hanno «pizzicati» otto, sia italiani (veneziani) che stranieri, ma i militari non hanno alcuna intenzione di fermarsi ai primi, ora cercherann­o di risalire la filiera in entrambe le direzioni, per identifica­re tanto chi manda a recuperare i molluschi quanto chi li compra e magari li serve ai tavoli del suo ristorante. «Stiamo aggredendo tutto il comparto della pesca, da sempre, da Rovigo a Venezia, passando per Chioggia — dice il capitano Alessandro Colagiorgi­o, referente per l’operazione — Anche queste denunce fanno parte della stessa strategia che ci vede impegnati a tutti i livelli in un settore tanto importante in questo territorio».

La pesca abusiva delle vongole è da sempre un problema in laguna, ma negli ultimi anni ai pescatori di strascico re alle turbosoffi­anti che devastano i fondali e alle tonnellate di prodotto ittico non etichettat­o si è aggiunto anche chi, con l’appoggio di un piccolo scafo a filo d’acqua, si tuffa tra i fanghi inquinati davanti all’area industrial­e o ai margini del ponte. E, a volte, qualcuno arriva persino a grattare via dai piloni di sostegno qualche ostrica. Queste proliferan­o non nel fango ma nella roccia, a differenza delle vongole si devono abbarbicar­e a qualche corpo solido e da anni hanno trovato il loro habitat perfetto sugli archi del ponte della Libertà, tra un pilone e l’altro; e sono talmente tante che hanno finito per trasformar­e il ponte in una diga, le colonie di un pilone si uniscono a quelle del pilone di fronte «costruendo­si» un collegamen­to grazie alle stesse compagne, ancora vive o ormai ridotte solo a gusci. Negli ultimi tre anni il Comune, il provvedito­rato, Autovie e Ferrovie dello Stato (tutti in qualche modo competenti sul ponte e dintorni) hanno liberato almeno un terzo delle arcate, ma quelle che restano sono ancora piene di molluschi e, spesso, sono a pochi passi — o bracciate — da quei fondali dove i pescatori abusivi si tuffano. E allora ecco arrivare la pesca di ostriche.

Le ostriche Gli archi del ponte della Libertà coperti di ostriche, preda di pescatori non autorizzat­i

 ?? ?? In laguna
La Guardia di Finanza ha individuat­o otto persone che stavano pescando abusivamen­te in aree vietate, vicino alla zona industrial­e
In laguna La Guardia di Finanza ha individuat­o otto persone che stavano pescando abusivamen­te in aree vietate, vicino alla zona industrial­e

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