Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’audio di Zonin alla fine del 2013 «Cambiare lo statuto o non si va più avanti»
VENEZIA Nell’aula bunker di Mestre risuona la voce registrata di Gianni Zonin. È il novembre del 2013, il presidente sta parlando al Cda riunito della Popolare di Vicenza e mette sul tavolo un argomento che, visto con gli occhi di oggi, sembra quasi una premonizione del disastro imminente: «Finora siamo stati bravi, all’esterno abbiamo una buona immagine e ci stimano - dice Zonin - ma dobbiamo prepararci a cambiare lo statuto della banca, perché la forma cooperativa così com’è non regge più». A cosa pensa il presidente? «Dobbiamo studiare una formula di cooperativa mista - dettaglia Zonin dove ci sia anche un gruppo di soci più importanti degli altri che sostenga il patrimonio della banca, altrimenti non si va più avanti». Così sarebbe già abbastanza ma, nella discussione in Cda, interviene a un certo punto anche Gianandrea
Falchi, già stretto collaboratore di Mario Draghi in Banca d’Italia, poi diventato consulente di Bpvi. Con grande nonchalance e senza che nessuno batta ciglio, Falchi butta là testualmente questo inciso: «Oggi il valore delle nostre azioni è sopravvalutato». Di lì a un anno e mezzo, sarebbe arrivata in assemblea la prima, traumatica svalutazione da 62,5 a 48 euro, primo passo formale dello showdown che avrebbe portato rapidamente all’azzeramento del titolo Bpvi.
La registrazione audio di quel Cda, a suo modo profetico, fa parte della documentazione a corredo del ponderoso memoriale predisposto da Emanuele Giustini, l’ex vicedirettore «pentito» di Bpvi (condannato in primo grado a 6 anni e 3 mesi) che ha deciso di raccontare la sua verità sulle cause del default della banca. All’avvocato difensore di Zonin,
"
Emanuele Giustini Questo è il manifesto della situazione drammatica della Popolare sul versante del mercato secondario, già a quell’epoca
Enrico Ambrosetti, che lo incalza sottolineando come «nell’audio sento parlare di una riforma dello statuto, non sento invece nulla a proposito di presunti “amici della banca” da chiamare in soccorso per lo svuota-fondo», Giustini risponde secco: «Questa registrazione è il manifesto della situazione drammatica della Bpvi sul versante del mercato secondario. Già alla fine del 2013 emergeva in tutta la sua gravità il problema del collo
camento delle azioni e della difficoltà a evadere le richieste dei soci che chiedevano di venderle». Controreplica di Ambrosetti: «Guardi che Zonin diceva esattamente le stesse cose, e cioè che bisognava cambiare lo statuto perché la banca era in difficoltà». Pochi mesi più tardi, infatti, partì una nuova operazione di aumento del capitale. E furono «baciate» a profusione.