Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’audio di Zonin alla fine del 2013 «Cambiare lo statuto o non si va più avanti»

- Alessandro Zuin

VENEZIA Nell’aula bunker di Mestre risuona la voce registrata di Gianni Zonin. È il novembre del 2013, il presidente sta parlando al Cda riunito della Popolare di Vicenza e mette sul tavolo un argomento che, visto con gli occhi di oggi, sembra quasi una premonizio­ne del disastro imminente: «Finora siamo stati bravi, all’esterno abbiamo una buona immagine e ci stimano - dice Zonin - ma dobbiamo prepararci a cambiare lo statuto della banca, perché la forma cooperativ­a così com’è non regge più». A cosa pensa il presidente? «Dobbiamo studiare una formula di cooperativ­a mista - dettaglia Zonin dove ci sia anche un gruppo di soci più importanti degli altri che sostenga il patrimonio della banca, altrimenti non si va più avanti». Così sarebbe già abbastanza ma, nella discussion­e in Cda, interviene a un certo punto anche Gianandrea

Falchi, già stretto collaborat­ore di Mario Draghi in Banca d’Italia, poi diventato consulente di Bpvi. Con grande nonchalanc­e e senza che nessuno batta ciglio, Falchi butta là testualmen­te questo inciso: «Oggi il valore delle nostre azioni è sopravvalu­tato». Di lì a un anno e mezzo, sarebbe arrivata in assemblea la prima, traumatica svalutazio­ne da 62,5 a 48 euro, primo passo formale dello showdown che avrebbe portato rapidament­e all’azzerament­o del titolo Bpvi.

La registrazi­one audio di quel Cda, a suo modo profetico, fa parte della documentaz­ione a corredo del ponderoso memoriale predispost­o da Emanuele Giustini, l’ex vicedirett­ore «pentito» di Bpvi (condannato in primo grado a 6 anni e 3 mesi) che ha deciso di raccontare la sua verità sulle cause del default della banca. All’avvocato difensore di Zonin,

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Emanuele Giustini Questo è il manifesto della situazione drammatica della Popolare sul versante del mercato secondario, già a quell’epoca

Enrico Ambrosetti, che lo incalza sottolinea­ndo come «nell’audio sento parlare di una riforma dello statuto, non sento invece nulla a proposito di presunti “amici della banca” da chiamare in soccorso per lo svuota-fondo», Giustini risponde secco: «Questa registrazi­one è il manifesto della situazione drammatica della Bpvi sul versante del mercato secondario. Già alla fine del 2013 emergeva in tutta la sua gravità il problema del collo

camento delle azioni e della difficoltà a evadere le richieste dei soci che chiedevano di venderle». Controrepl­ica di Ambrosetti: «Guardi che Zonin diceva esattament­e le stesse cose, e cioè che bisognava cambiare lo statuto perché la banca era in difficoltà». Pochi mesi più tardi, infatti, partì una nuova operazione di aumento del capitale. E furono «baciate» a profusione.

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Faccia a faccia Emanuele Giustini (a sin) Gianni Zonin in aula bunker

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