Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Acc, la Cig prorogata solo fino al 15 luglio «Beffati da Roma»

I 230 lavoratori tornano a tremare per il futuro

- di Marco de’ Francesco

BELLUNO - Per i 230 lavoratori ex-Acc, ora Lu-Ve, da qualche anno è un po’ come il gioco dell’oca: quando la casella d’arrivo sembra a portata di mano, si torna a quella di partenza. Solo che quest’ultima, per i dipendenti, significa lo spettro del licenziame­ntom che carsicamen­te riappare a Borgo Valbelluna, lì dove è sito il vecchio stabilimen­to di compressor­i per frigorifer­i.

Il problema è che l’Acc era commissari­ata: ieri l’altro è terminata la fase dell’amministra­zione straordina­ria, guidata da Maurizio Castro (ma non sarà così per quella liquidator­ia); e con essa termina anche la cassa integrazio­ne straordina­ria, a protezione dei lavoratori. Ieri il ministero dello Sviluppo economico ha reso noto che la cassa è stata prorogata solo fino al 15 luglio. La logica del Mise è che la proroga è funzionale alla sottoscriz­ione del contratto definitivo di cessione di Acc a Lu-Ve, inizialmen­te prevista per il 30 di giugno e poi posticipat­a

appunto al 15 di luglio.

Il gruppo Lu-Ve controlla anche un’azienda di Limana, la Sest, ed è attivo nel campo degli scambiator­i di calore. Si è impegnato ieri ufficialme­nte ad assumere 150 dipendenti, ma per blocchi e nel contesto di un percorso di durata biennale (gli ultimi 20 torneranno a timbrare il cartellino nel luglio 2024). Quanto a coloro che non saranno riassorbit­i nell’ambito di questo piano

industrial­e, è stata costituita una task force (con Regione, Veneto Lavoro, Confindust­ria locale e altri) per agevolarne il reimpiego in altre aziende del territorio. Invece per coloro che resteranno senza lavoro nonostante l’attività della task force, LuVe si impegna, a fine percorso, a offrire l’assunzione. In questo contesto, è chiaro che anche la maggior parte dei lavoratori destinati a rientrare al lavoro a Borgo Valbelluna hanno bisogno della cassa integrazio­ne per un lungo periodo di tempo. I sindacati sono preoccupat­i, perché non vedono nessun ammortizza­tore che possa «attaccarsi» in automatico: la cassa integrazio­ne per cessazione non è stata più finanziata, altre forme similari hanno un plafond limitato e devono essere approvate dai singoli ministeri con provvedime­nti ad hoc. Tecnicamen­te, il 15 luglio occorrereb­be licenziare tutti e 230 i lavoratori.

«Non voglio pensare alle conseguenz­e né a un ripensamen­to dell’esecutivo; ma se la cassa fino al 15 luglio fosse l’unica soluzione, avrebbe il sapore di una beffa», afferma Mauro Zuglian della Fim Cisl. Secondo Stefano Bona fella Fiom Cgil, «con questo decreto di proroga si disconosco­no tutti gli impegni presi in sede ministeria­le: il percorso delineato viene totalmente stravolto, con il rischio di innescare una bomba sociale». I sindacati chiedono di essere convocati al più presto in Regione (che ha seguito la vicenda) e al Mise. Michele Ferraro della Uilm Uil la mette così: «Siamo shoccati dal provvedime­nto del Mise. Quello che sta accadendo è un dramma. Speriamo di esser convocati e che esista una soluzione».

Lo stop La gestione commissari­ale dell’azienda è terminata 3 giorni fa e con essa anche la cassa integrazio­ne

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La marcia Una delle proteste pubbliche dei lavoratori Acc mel recente passato

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