Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’impresa deve saper esplorare nuovi spazi
L’impresa scientifica non è solo un’attività di business. È molto di più dal momento che essa contrasta le strutture imprenditoriali esistenti abituate a trattare unicamente con gli esseri umani e ad estrarre risorse dalla natura. Oggi, insieme agli umani tutte le altre specie di animali, di piante, del mondo microbico e gli oggetti naturali sono o dovrebbero essere coinvolte nella formazione delle decisioni economiche. L’impresa scientifica sorta da scoperte e invenzioni fa vedere l’intero paesaggio imprenditoriale in trasformazione. Compaiono nuove specie imprenditoriali che mettono in discussione il «diritto divino» delle storiche famiglie titolari di impresa. Queste ultime tentano ad oltranza di conservare la stabilità delle specie ancestrali. È dunque un’odissea il viaggio di creatività intellettuale dell’impresa scientifica verso la trasmutazione.
Alle nostre università tocca operare affinché studenti, laureati e ricercatori possano inaugurare la loro attività lavorativa fondando imprese scientifiche che reinventano i modi di produrre e di consumare. Con l’immaginazione e l’abilità creativa di disegnare scenari del futuro, l’impresa scientifica sfugge alla tirannia delle tendenze tracciate dal passato e alla maledizione di ciò che si pensa di sapere. La vera natura di un’impresa scientifica sta nell’esplorazione tesa ad anticipare la visione desiderata del futuro. Gli sforzi da essa compiuti sollevano l’onda del cambiamento, cavalcandola secondo le proprie attitudini. Meno cose fisiche e consumi di materiali che comportano intense emissioni di carbonio. Meno bisogni materiali e più esigenze intellettuali; quindi più attività immateriali che spostano il consumo dai beni fisici ai servizi per il ben-essere.
Nell’individuare le cause della mancata corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro e della scarsa attrattività di talenti è bene osservare il crescente numero di giovani istruiti impegnati nella protezione del nostro pianeta e, pertanto, intenzionati a costruire un futuro sostenibile. Essi hanno il diritto di pensare con la propria testa. È a loro che spetta determinare la selezione delle idee– da tradurre in nuove imprese scientifiche idonee a quello scopo, scegliere la direzione e imprimere il ritmo desiderato al processo imprenditoriale creativo. Salari più alti, adeguamento delle competenze alle esigenze delle imprese: ci vuole molto di più per contrastare la perdita della forza di attrarre talenti. È indispensabile che le istituzioni, le categorie professionali e le imprese prendano in esame e poi discutano intorno a una gamma di punti di vista propri e dei giovani. È questo un compito da svolgere con generosità, curiosità verso le idee delle nuove generazioni, empatia e intelligenza emotiva.