Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Le Olimpiadi senza sponsor ora agitano sindaci e governatori La lettera riservata a Draghi
I Giochi low cost non decollano, col rischio che paghino le casse pubbliche
CORTINA Caso vuole che ieri fosse l’Olympics Day, la giornata internazionale dei Giochi. Quale migliore occasione per instillare un dubbio sulla riuscita economica e sulla governance dell’evento più grande che il Veneto abbia ospitato e ospiterà negli ultimi settant’anni?
C’è una lettera di cui si inizia a parlare sottovoce ma che nessuno vuole confermare ufficialmente: è quella inviata due settimane fa dai sei amministratori interessati dalle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina al presidente del Consiglio Mario Draghi per sollevare un problema urgente: mancano gli sponsor. Che significa, in poche parole, che mancano i soldi. A meno di quattro anni dall’accensione della fiamma ancora non si è ancora fatto avanti nessuno. E questo complica le cose per quello che, nei progetti di tutti, doveva essere un evento a costo zero per le casse pubbliche. Da qui la richiesta scritta di Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Milano e Cortina che «il Governo acceleri sul Dossier Olimpiadi».Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha più volte ribadito che i Giochi di Milano e Cortina saranno sostenibili, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico. Ma senza i partner privati, dicono presidenti e sindaci, «c’è il rischio di veder gravare una parte dei costi sugli enti pubblici». Gli amministratori ammettono di essere preoccupati per la raccolta delle sponsorizzazioni, troppo lenta. Il colpo arriva anche alla Fondazione Milano Cortina, che si occupa della promozione, comunicazione e organizzazione del maxi-evento, e di conseguenza all’Ad Vincenzo Novari. Considerato che, come evidenzia il bilancio, le entrate sono previste per un terzo da parte degli sponsor (un terzo dal Comitato olimpico e un terzo dalla vendita di merchandising e biglietti), il tema inizia a scottare.
Il tempo scandito dal calendario olimpico segna meno 1.323 giorni (si parte il 6 febbraio 2026). E così, oltre ai consapevoli ritardi nella realizzazione delle infrastrutture viarie, per le quali il Governo ha stanziato un miliardo di euro (325 milioni destinati alle varianti di Longarone e Cortina, anche se non sono comprese nel dossier del Cio), oltre alle polemiche sui costi monstre degli impianti sportivi (vedi i 60 milioni per il rifacimento della storica pista da bob Eugenio Monti) si pone un altro dilemma. I Mondiali di Cortina avevano 15 sponsor ufficiali e 26 sponsor tecnici; le Olimpiadi sono ferme a 9 partner istituzionali del Cio. Ma i tempi sono davvero stretti? Nel luglio 2024 Parigi ospiterà le Olimpiadi e le adesioni di sponsor e partner continuano ad arrivare anche in questi giorni, a due anni dall’esordio, metà del tempo che resta a Milano e Cortina per raccogliere adesioni. Allora perché questa pressione degli ospiti olimpici sulla Fondazione e sul Governo? La governance deve accelerare.
Ma ci sono anche le associazioni ambientaliste che, a livello nazionale, spingono sulla necessità di una sostenibilità economica oltre che green. «Abbiamo trovato nella Fondazione un interlocutore disponibile – spiega il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro -. Meno nei ministeri. Manca un impianto complessivo di riflessione su questo progetto. Abbiamo sotto gli occhi una crisi climatica che deve preoccuparci anche per la carenza di manto nevoso e di riserve idriche. La prospettiva è di avere sempre meno neve, tanto da doverla creare artificialmente mentre siamo senza acqua». Non è un attacco alle Olimpiadi, ma un allarme per quelle che potrebbero essere le conseguenze: «Sono un’opportunità incredibile per il territorio, soprattutto in termini di sviluppo, ma pensiamo all’eredità che lasceranno. La Fondazione ha un bilancio in passivo di 21 milioni di euro. Sono stati fatti errori come la pista da bob, che anche secondo il Cio è un investimento rischioso. Serve un progetto unitario. C’è il tempo per rimediare».