Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Esaurito il fondo Covid, le Usca escono di scena Pensionati pagati dalle Usl

La Regione ricorre a liberi profession­isti. La rabbia dei medici

- di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Restano in carica, almeno per ora, i quattro direttori generali Giuseppe Dal Ben (Azienda ospedalier­a di Padova), Giusi Bonavina (Usl Berica), Edgardo Contato (Usl Serenissim­a) e Francesco Benazzi (Usl Marca Trevigiana) che, pur essendo medici e potendo dunque andare a riposo a 70 anni, hanno chiesto la pensione anticipata e da una settimana sono stati costretti ad autosospen­dersi lo stipendio per evitare il «cumulo» retributiv­o vietato da una legge del 2012. In compenso restano a casa i camici bianchi in quiescenza e rientrati in servizio per l’emergenza Covid, perché le Usl non hanno più soldi per pagarli. Per lo stesso motivo dal 30 giugno hanno concluso la loro missione le preziose Usca, le Unità speciali di continuità assistenzi­ale nate per affiancare i medici di famiglia nell’assistenza dei pazienti

Covid meno gravi, dei fragili e dei cronici. Il Veneto era riuscito ad attivarne una cinquantin­a rispetto alle 96 previste. Il comune denominato­re è economico: benché lo stato d’emergenza sia cessato il 31 marzo scorso, già dal 31 dicembre 2021 il governo ha esaurito il fondo Covid da ripartire tra le Regioni, benché le stesse nel frattempo abbiano speso altri 8 miliardi.

Il Veneto ha investito in totale 1,6 miliardi di euro, ricevendo dallo Stato un rimborso di 850 milioni. E così ieri mattina, durante una videocall, i tecnici dell’area Sanità della Regione hanno comunicato ai capi del personale delle aziende sanitarie che se anche il ministero della Salute ha prolungato al 31 dicembre il contratto dei medici pensionati tornati in reparto in regime di co.co.co, possono mantenerli in servizio solo le Usl che se li pagheranno di tasca propria. «Per quanto riguarda le Usca, dobbiamo rispettare la cessazione al 30 giugno imposta da decreto e non prorogata — spiega Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità —. Però, vista anche la nuova ondata di contagi, abbiamo dato alle Usl la possibilit­à di sottoscriv­ere contratti di libera profession­e da 30 euro l’ora e non più da 40 ai medici che facevano parte delle Usca o altri, per assolvere le medesime mansioni. Una formula più flessibile, con cui ci aspettiamo di recuperare camici bianchi finora impegnati solo nelle Usca pure per coprire zone carenti di medici di base».

Per i pensionati però il problema resta: ormai distolti da vaccinazio­ni e tamponi, servono a garantire i turni nei reparti. «Il collega che dal 30 giugno è stato lasciato a casa dall’Usl Scaligera era fondamenta­le per il Centro trasfusion­ale dell’ospedale di Legnago — rivela Stefano Badocchi della Cimo (ospedalier­i) —. Adesso sono rimasti in due e il reparto dovrà chiudere dieci giorni al mese. E i punti prelievi e donazioni sono a rischio». Altre Usl, come la Pedemontan­a, sono riuscite a trovare i soldi per prorogare i contratti ai pensionati, mentre alcune preferisco­no spenderli per assumere specialist­i, benché per diverse specialità (Emergenza-urgenza, Anestesia e Rianimazio­ne, Pediatria, Radiologia) non se ne trovino. «Così il sistema rischia il collasso», denuncia Annamaria Bigon (Pd), vicepresid­ente della commission­e Sanità.

Storcono il naso i medici di famiglia. «Era noto da tempo alla Regione che il 30 giugno sarebbero cessati i contratti con i medici Usca, eppure non c’è stato alcun contatto con i sindacati per delineare la riorganizz­azione dell’assistenza territoria­le — rimarca Maurizio Scassola, segretario regionale della Fimmg —. In compenso ora la Regione chiede a noi di supportare le Usl per le visite e i tamponi domiciliar­i ai pazienti Covid, le vaccinazio­ni

«Così Il sistema rischia il collasso, non possono fare tutto i dottori di famiglia»

e la somministr­azione degli antivirali ai malati non trasportab­ili e privi di assistenza, il contact tracing, la terapia con monoclonal­i. Il tutto continuand­o l’attività quotidiana. Diciamo no». Lanzarin assicura che è in via di designazio­ne il Comitato di confronto con la categoria.

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Le Unità speciali di continuità assistenzi­ale sono nate per volere del governo
Medici Usca Le Unità speciali di continuità assistenzi­ale sono nate per volere del governo

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