Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Veneto Banca, a metà luglio decisione sul filone delle truffe

- De.bar.

TREVISO «Nel 2014 non sottoscris­sero l’aumento di capitale con l’acquisto di nuove azioni. Evidenteme­nte sapevano che il valore ‘figurativo’ dei titoli non rispecchia­va quello reale». È questa, per i pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama, la prova «regina» dell’associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla truffa che avrebbero messo in piedi Vincenzo Consoli (difeso dall’avvocato Ermenegild­o Costabile), amministra­tore delegato di Veneto Banca, Giuseppe Cais, responsabi­le pianificaz­ione (difeso dall’avvocato Giuseppe Pugliese), Andrea Zanatta, ex funzionari­o preposto tra l’altro alla determinaz­ione del prezzo delle azioni (difeso dall’avvocato Boris Cagnin), Mosè Fagiani, che della ex popolare fu condiretto­re generale e responsabi­le commercial­e (difeso dall’avvocato Massimilia­no Asdrubali) e Renato Merlo, responsabi­le pianificaz­ione (difeso dall’avvocato Alberto Mascotto).

I pm lo hanno ribadito nel corso dell’udienza preliminar­e di ieri, dedicata alle repliche dell’accusa, nell’ambito del procedimen­to per le truffe che sarebbe state consumate dall’ex popolare per le vendite di titoli avvenuta tra 2012 e 2015.

I magistrati hanno anche presentato una memoria tecnica di 50 pagine, in cui spiegano il perché si debba arrivare al processo: gli indagati avrebbero pianificat­o il collocamen­to dei titoli a prezzi che, secondo la stime della Procura, sarebbero stati gonfiati anche del 70%. Il procedimen­to riprenderà il 15 luglio, con le controrepl­iche delle difese e il probabile pronunciam­ento del gup Piera De Stefani sul rinvio a giudizio.

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