Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Le barche affondate in laguna diventano panchine
Recuperate oltre 7 tonnellate di materiale. La denuncia: ancora molti relitti che inquinano
Barche da rottamare che rinascono panchine. È il risultato dell’operazione riciclo circolare chiamata Ghost boats 2.0 che l’ente non profit Venice lagoon plastic free ha coordinato per il secondo anno a Venezia. Un’azione di recupero che ha ripulito le acque della laguna da una quindicina di natanti abbandonati da anni, per la maggior parte senza targa. In tutto quasi sette tonnellate di materiale che in quantità diverse può disperdere in natura contaminanti derivanti da resine, vernici e metalli, senza contare l’ostruzione al passaggio che questi relitti possono causare. «Il problema di base è normativo — chiarisce il direttore esecutivo di Venice lagoon plastic free, Davide Poletto —. Smaltire un natante ha un costo che spesso il cittadino medio non può o non vuole affrontare e in Europa manca una disciplina del trattamento delle barche a fine vita, una filiera di riciclaggio che veda la discarica come ultima opzione». Il risultato è un cimitero più o meno sommerso in questo caso di tutte imbarcazioni da diporto. Pilotine, sanpierote, open e cacciapesca localizzati in un’indagine cominciata la scorsa estate e finita tra Sacca San Mattia, Pordelio, Carbonera e Campalto. Prima, grazie ai volontari, c’è stata la perlustrazione e censimento, dopo la localizzazione e identificazione delle «barche fantasma» fotografate e classificate per materiali, dimensioni e tipologia è servita l’autorizzazione dell’ex Magistrato alle acque per procedere a rimozione e riciclaggio. Il tutto finanziato da Credit Agricole-Italia, metà direttamente, metà tramite raccolta fondi. «Abbiamo messo a sistema una filiera che altrimenti non esiste, così come manca una mappatura completa della situazione», continua Poletto. Boscolo Bielo è il trasportatore che ha seguito raccolta e trasporto delle barche fino alla banchina mentre Pr ecology si occuperà di estrarne ogni metallo. L’ultimo passaggio è con Gees Recyclin che riciclerà quanta più materia possibile in panchine. Ma c’è di più, alle due uscite di metà gennaio se ne sono aggiunte altrettante in cui l’associazione e ha segato le barche lungo Tessera. Parallelamente, oltre al clean-up dei siti di recupero, il campionamento di fanghi e acque adiacenti ai relitti analizzati dall’istituto tecnico di Fermo dirà di più sull’eventuale trasmissione e presenza di contaminanti e microplastiche.