Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mose, guerra sulla manutenzione Barriera di San Marco solo feriale
Fincantieri fredda, le imprese: ipotesi transitoria. La proposta del Cvn per la Basilica
Fincantieri non commenta, limitandosi a ricordare che la sua proposta per la manutenzione del Mose risale a fine 2022; e si rimette alle decisioni che vorrà prendere chi di dovere, consapevole di aver messo nelle mani delle istituzioni una proposta valida e all’altezza dell’opera. Ma pare che più di qualcuno ai vertici abbia preso tutt’altro che bene questo stallo, che dura da un anno e mezzo, nonostante un emendamento al decreto Milleproroghe lo scorso dicembre avesse autorizzato il provveditore Tommaso Colabufo a bandire la gara anche se è in arrivo l’Autorità per la laguna, che poi potrà rifarla; ipotesi che però ha perso quota, dopo che Colabufo si è rifiutato di firmare il bando, che è pronto dai giorni di Natale, e che lo stesso presidente in pectore del nuovo ente, Roberto Rossetto, ha fatto capire che le priorità in questa fase sono altre. Forse anche un po’ spaventato dal fatto che la proposta di Fincantieri – un incarico per 11 anni per 57 milioni all’anno, esaurirebbe quasi interamente il budget di 63 milioni stanziato per il Mose, che dovrebbe però comprendere anche i sollevamenti e altro.
Ancor meno avrebbe entusiasmato Fincantieri la recente notizia che un pool di imprese del Consorzio Venezia Nuova abbia scritto al liquidatore Massimo Miani per proporsi di iniziare la manutenzione in attesa che gli enti preposti decidano il da farsi. Ed è anche per questo che Devis Rizzo, presidente di Kostruttiva, capofila della proposta insieme al consorzio Manutemar, alla Intercantieri Vittadello e alla Singim, vuole fare chiarezza. «Fincantieri non deve temere nulla, tanto meno che vogliamo rubarle il lavoro – sottolinea – La nostra proposta prevede di svolgere il lavoro solo nelle more della gara, perché le paratoie di San Nicolò, Chioggia e Malamocco sono sott’acqua da 7 anni, ben oltre i 5 previsti dal ciclo di manutenzione. E se dovesse sorgere qualche problema, la responsabilità sarebbe del Cvn, di cui noi facciamo parte». C’è poi anche un interesse economico, che Rizzo non nega: «Il Consorzio per chiudere il suo piano di liquidazione ha bisogno di fare fatturato, ma alcuni lavori come la lunata o la piarda sono in stallo e questo può essere un modo». Da ultimo, a fronte di qualche scetticismo, il capo di Kostruttiva
assicura che le imprese «piccole» sono in grado di fare questi lavori: «Noi stiamo manutenendo il jack-up, Comes gli impianti li ha realizzati, per la riverniciatura delle paratoie abbiamo nella compagine la “Bortoletto metal construction”». E anche lo «spauracchio» di Piergiorgio Baita non sussisterebbe: è vero che il figlio Giacomo guida la Ing. Ferruccio Ferrari, che fa parte di Manutemar, ma quell’azienda non avrà alcun ruolo nell’operazione.
Intanto ieri si è tenuto la riunione preparatoria del Comitato tecnico-amministrativo del Provveditorato, dove il Cvn ha portato una proposta per la gestione della barriera di San Marco, dopo il problema dell’Immacolata, quando nessuno mise le paratie: lo faranno gli operai delle imprese attive nei cantieri della piazza, ma solo dal lunedì al venerdì, per una spesa ipotizzata sotto i 100 mila euro. Questo significa che se ci saranno alte maree previste sabato o domenica, i «panconi» dovranno restare 4 giorni di fila, altrimenti il prezzo raddoppierebbe se fosse necessario garantire la reperibilità continua. Ipotesi che la Procuratoria di San Marco non avrebbe preso con grande entusiasmo. in assenza di uno strumento urbanistico attuativo già approvato. Secondo Ca’ Farsetti la convenzione del 2005 sulla quale confidava la società immobiliare non poteva essere invocata anche per la realizzazione della Venus Venis, di cui nello stesso documento non si faceva alcun riferimento.
Il Tar ha così ritenuto fondate le ragioni che hanno spinto il Comune a rigettare la richiesta di Blo scrivendo che la convenzione non può rientrare tra i requisiti previsti dalla legge regionale: questa stabilisce infatti che le aree in cui possono essere insediate grandi strutture di vendita necessitano di pianificazione coordinata tra più Comuni (mediante Pati) salvo che non vi siano disposizioni urbanistiche già vigenti alla data del 29 dicembre 2017.