Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Dal mare ai monti, operatori pronti per il click day. I problemi restano ma c’è ottimismo
Il Veneto ha «fame» di lavoratori. Ha «fame» di stagionali. Lunedì è in calendario un altro click day ma, sbotta Alessandro Berton di Unionmare, «è impossibile accaparrarsi anche quote piccolissime di lavoratori». Eppure, concede Massimiliano Schiavon, Federalberghi, «qualcosa si muove».
Gli ingredienti della tempesta perfetta sono inverno demografico, lo scarso appeal del lavoro nel fine settimana e stipendi non sempre adeguati. Ciò che, vistosamente, è cambiato è il reddito di cittadinanza. L’archiviazione della misura da parte del governo Meloni è coincisa, spiegano le associazioni di categoria, con il ritorno degli stagionali, soprattutto dal centro Sud. Non abbastanza da poter dire che il problema è risolto ma è pur sempre un inizio. La cartina di tornasole arriva dalla montagna dove l’esplosione del turismo sportivo ha rinnovato la clientela dei vacanzieri estivi. Walter De Cassan, Federalberghi Belluno, spiega che «va un po’ meglio rispetto agli ultimi anni. Ce ne accorgiamo anche dai curricula che hanno ricominciato ad arrivare, soprattutto giovani e da fuori provincia. La montagna estiva ormai è percepita come un ambiente giovane grazie al notevole ventaglio di proposte che attraggono proprio i ragazzi. Notiamo una ripresa notevole di interesse per le Alte Vie, per le gare di corsa “ultra trail”, per quelle ciclistiche e per la Maratona delle Dolomiti che brucia le prenotazioni per i 9 mila concorrenti in poche ore».
Il quadro è un po’ meno roza, seo per i rifugi alpini, Roberta Silva, rappresentante dei rifugisti, resta prudente: «Trovare personale è più difficile rispetto agli alberghi, spesso si deve restare in quota durante la stagione. Ci sono studenti disponibili per la parte centrale dell’estate ma è difficile riescano a coprire l’intero periodo».
In riva al mare o al lago, invece, la svolta c’è stata: «Certo, sulle figure qualificate c’è ancora da lavorare – dice Alberto Granzotto di Faita Federcamping - ma non così critica com’era due anni fa, c’è un ritorno di un certo numero di collaboratori grazie allo stop al reddito di cittadinanl’offerta l’aumento dei flussi migratori e i profughi ucraini. Ma parliamo di lavoro non qualificato. Va detto che gli operatori stanno riconoscendo salari più importanti. Conta anche la qualità della vita che si offre allo stagionale: alloggi, welfare con i fringe benefit, carta carburante o buoni spesa. Sono tutti elementi molto graditi ai lavoratori». Nel frattempo, il turismo, grazie ai cambiamenti climatici ma non solo, assiste al dilatarsi della «stagione». «E’ sempre più lunga – conclude Granzotto – si apre verso Pasqua e si chiude a fine settembre-primi di ottobre. Al lago, poi, si inizia già a inizio marzo occuparsi dei formaggi. La prima stagione, a 16 anni, affiancata ad un casaro esperto, è stata abbastanza terrificante. In cima alla montagna, non ti puoi muovere, sveglia alle 4.30 impara un lavoro mai fatto, e si arriva a inizio novembre». Concorda Schiavon: «Sull’estensione della stagione turistica pesa positivamente anche la possibilità di lavorare da remoto e gli alberghi si sono attrezzati».
Il panorama, quindi, è cambiato: «A forza di discuterne – ragiona Schiavon – gli imprenditori hanno capito di dover rendere più attrattiva avevo gli incubi di notte. Poi per 9 mesi non ho toccato latte. Poi è diventata una passione».
Ed è nella malga di Irene Piazza, Malga Telvagola a Pieve Tesino, che nel fine settimana del 19 giugno, si svolge la fase finale del corso che prevede 15 lezioni online per un totale di 30 ore e 3 giorni di pratica sul campo. Il percorso formativo verrà presentato domani alle 10 presso l’azienda Valsana Srl in Via Degli Olmi 16 a Godega di Sant’Urbano. Finora ha già formato 60 persone, diventate dopo questa masterclass, «Custodi della montagna». Una di loro è Liliana De Nato, 52 anni, che fino a 18 anni fa era direttrice alle Poste quando ha deciso di cambiare vita e trasformare l’hobby della pastorizia in lavoro. «Mio marito mi dà una mano ma fondamentalmente lavoro da sola - racconta - Mi affascina la montagna anche per gli investimenti all’orizzonte (quelli delle concessioni demaniali ndr). E quindi sono arrivati il welfare, in qualche caso una premialità per i collaboratori, foresterie e alloggi più dignitosi».
Molto meno ottimista è Berton: «Per i litorali la situazione è drammatica, ci sono ormai figure professionali introvabili come quella degli assistenti bagnanti. Il vero problema è cominciare a mettere a terra gli investimenti sugli stabilimenti che vedremo nel 2025 senza essere certi di avere le risorse umane per gestirli. La fine del reddito ha aiutato ma il go
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nel senso più autentico, l’alternarsi delle stagioni, i disagi, i momenti belli, il ciclo della natura». Una masterclass che ha fatto proseliti non solo nelle Alpi, anche negli Appennini. Infatti Chiara Baratta, 43 anni, buiatra, cioè veterinaria specializzata in bovini, di Langhirano (Parma), ha frequentato l’anno scorso. «I miei genitori e i miei suoceri sono originari dell’Appennino tosco emiliano, Bosco di Corniglio — racconta —. Prima del corso cercavo qualcosa per tornare su. Mi interessava la modalità del malgaro, quello che volevamo fare io e mio fratello è riaprire una piccola stalla dove ricoverare gli animali d’inverno ma solo quando è necessario, tutto il resto dell’anno fuori a pascolare». La stalla è aperta dalla fine dell’anno scorso e nel 2025 entrerà in attività anche il caseificio.