Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Temperature medie più alte di 4 gradi «È il non-inverno»
«Tra pochi giorni inizia la primavera, ma non abbiamo avuto l’inverno». È con queste parole che Anbi, associazione dei consorzi di bonifica del Veneto, riporta i dati dell’Arpav sulle temperature medie degli ultimi tre mesi. Quelli più freddi, certo, ma non così tanto. Per dire: dicembre ha registrato 3,2 gradi in più rispetto alla media degli ultimi trent’anni, gennaio ne ha portati in più 1,5 a febbraio, terminato da poco, ha fatto un balzo in alto di 4,1 gradi. E così, chi ha avuto la percezione di soffrire meno il freddo nell’ultimo periodo, trova conferma nei numeri. Anbi lo chiama il «non inverno», nome evocativo. Si nota soprattutto nella fascia più a nord, fra Bellunese e Pedemontana, ma anche in pianura qualcosa è cambiato, soprattutto a febbraio, dove ci sono state punte di clima autunnale.
Mercoledì sarà il primo giorno di primavera sul calendario, ma nelle città i berretti e gli sciarponi di lana sono sul fondo degli armadi già da un pezzo. «È stato un inverno caratterizzato a livello generale da alta pressione per lunghe fasi e potremmo essere anche in una fase «el nino», aria calda dal Pacifico orientale che riesce a influenzare anche l’Europa - spiega Lorenzo Tedici, meteorologo e divulgatore scientifico di -. Quando abbiamo anticicloni molto forti, abbiamo anche fenomeni di inversione termica, per cui fa più caldo in montagna che in pianura. È capitato di essere a Cortina con sole e 10 gradi mentre in pianura c’erano nebbia e 2 gradi». Ma non è un clima impazzito: «Potevamo dirlo negli anni Ottanta, ma è una progressione storica e drammatica, iniziata negli anni Novanta per effetto del riscaldamento globale, dell’effetto serra, della produzione di combustibili fossili, di cementificazione e sviluppo demografico, ma negli ultimi dieci anni c’è stata un’impennata – continua Tedici -. Il nuovo clima è questo». Ed è così che ci siamo persi l’inverno. Nonostante qualche sussulto nevoso a metà febbraio, «l’inverno è stato quasi assente». L’effetto principale,
L’anticiclone Il caldo degli ultimi mesi è dovuto all’alta pressione generata dall’aria del Pacifico e dal fenomeno «el nino»
evidenzia l’esperto, è sulle altezze, perché è lì che l’incremento pesa di più, in particolare sui ghiacciai che si ritirano di diversi metri ogni anno «e sono le sentinelle del cambiamento climatico». I picchi, lì in alto, sono stati anche di +6 gradi a febbraio. La domanda allora sorge spontanea. Con un inverno più caldo, avremo anche un’estate torrida? «Non è detto, ma le previsioni dicono che sarà più calda della media, dopo una primavera più calda e più piovosa» risponde Tedici. Ma se un inverno più mite non crea sensazione di disagio, e magari può anche far piacere, un’altra estate afosa ha le sue controindicazioni... (s.ma.)