Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Riscoprire sé e il territorio con il teatro di cittadinanza «Creare ponti»
Dieci attori con sindrome di Down portano in scena la loro visione di Venezia e Mestre, le città in cui sono nati e cresciuti e che, nel corso degli anni, hanno visto cambiare. Ad accompagnarli in questo viaggio alla scoperta di sé stessi e dei luoghi che abitano, l’attore e regista Mattia Berto, con il sostegno delle associazioni Il Castello, San Francesco della Vigna e Aipd, accolti entro le mura del museo M9 di Mestre. A vestire i panni degli attori non saranno solamente ragazzi ventenni, ma anche «veterani» del palcoscenico, tra i 58 e i 60 anni. Ad aiutare Berto in questa nuova sfida dieci cittadini della Città metropolitana che reciteranno assieme alle dieci persone «con differenti abilità», come ama definirle il regista. Il gruppo dei 20 partecipanti al laboratorio teatrale, avviato martedì, continuerà ad incontrarsi una volta a settimana negli spazi del Cube dell’M9: nel corso di dieci incontri andranno alla ricerca di quei luoghi della terraferma in cui un tempo scorreva un corso d’acqua, come piazza Barche. «L’acqua, elemento distintivo della nostra terra — dice Berto — a suo modo crea ponti, mette in contatto le isole con la terraferma, le accomuna, pur assumendo sempre forme e modi differenti. Per questo l’acqua somiglia così tanto al nostro teatro di cittadinanza, capace di coinvolgere le città e i suoi abitanti, spandendosi con modi e abilità differenti». Attraverso questo laboratorio rivolto a persone con sindrome di Down e non, viene insegnato a conoscere il proprio corpo, a modulare la voce per esprimersi al meglio, ma soprattutto ad instaurare relazioni profonde. Questo principalmente emergerà dallo spettacolo che a maggio porteranno in scena intanto all’M9, «ma con la speranza di poterci poi allargare, arrivare alle piazze, ai campi, persino dentro le case». E dentro le case il «suo» teatro Berto l’ha già portato quando, a Treviso, ha messo in scena brevi azioni teatrali sui temi della quotidianità domestica proprio nei salotti di alcune case private, alla ricerca di quella spontaneità che è il sale della sua idea di arte.