Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Chiaia, addio con Mozart: «Padre e uomo generoso»
La voce spezzata della moglie Lucia, la disperazione della figlia Anita, i singhiozzi della madre Tina. Il dolore e le lacrime degli amici e dei colleghi e di chi ha lavorato a stretto contatto con lui, a partire dal sindaco Luigi Brugnaro: «Prima non ci conoscevamo ma subito ho riconosciuto in lui una grande persona, precisa, onesta, un amico». Ieri mattina, Ca’ Farsetti era gremita, con decine di persone anche sulla riva, per l’ultimo saluto a Giuseppe Roberto Chiaia, direttore dell’Area legale di Ca’ Farsetti e dell’avvocatura civica della Città metropolitana, morto lunedì a 58 anni per un infarto. Di sottofondo, il Requiem in re minore di Mozart, composizione che amava. E i ricordi di una vita, tra passione per il lavoro, la famiglia e gli amici. «Le tante parole di stima ricevute in questi giorni addolciscono il dolore — ha detto la moglie —. Ci siamo scelti e amati e avevamo sogni per quando saremmo rimasti soli». Camperista, appassionato di vela e di mare e del Negroni (citato da tutti) era «un intellettuale, generoso e padre presente». «Da lunedì mi sembra che la vita ci ha fatto un brutto scherzo. Mi manca incrociarti al vaporetto tu che vai al lavoro, io a scuola o in cucina a sgranocchiare qualcosa di notte», la figlia Anita. Quindi gli amici, i colleghi. Da Matteo Bellomo, segretario provinciale Pd («Giuseppe è un classico come un vinile di Sinatra, a ogni ascolto scopri qualcosa di nuovo») all’avvocato e amico Marco Vassallo («un vero riformista, l’ultimo segretario regionale Pri, grande dirigente pubblico e e avvocato»). «Quante ore insieme sulle carte, perché ai Lavori pubblici ti abbiamo dato più di qualche grattacapo. Eravamo una famiglia allargata», il ricordo del direttore dei Lavori pubblici Simone Agrondi. Un civil servant, onesto e disponibile, hanno ribadito i dg Nicola Torricella(Città metropolitana) e Morris Ceron (Ca’ Farsetti): «Sei stata una delle persone più importanti del mio percorso». In chiusura, Brugnaro: «Nel pubblico esistono leali servitori come lui. Se due anni fa fosse toccato anche a me... amministrare è una grande fatica, c’è chi ci muore. Forse a Giuseppe (la fatica, ndr) è costata la vita. Mi manchi tanto». (g. b.)