Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Boom di accessi al Pronto soccorso Ma metà non urgenti, attese di 3 ore

L’Usl 3: aiuto dalle case di comunità per intercetta­re i casi meno gravi. Cgil: terza peggiore in Veneto

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Boom di accessi ai Pronto soccorso, aumentati nel 2023 del 4,6 per cento rispetto all’anno precedente.

La carenza di medici di base, i ritardi nella realizzazi­one di case di comunità e, più in generale, le difficoltà che sta vivendo la medicina territoria­le, fanno sì che più di un paziente su due che si presenta nei pronto soccorso sia un codice bianco. Più gli ospedali vengono «intasati» da «non urgenze», più aumenta il tempo che i pazienti passano in attesa di essere visitati: secondo l’ultima indagine di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionale, un codice bianco arrivato al pronto soccorso dell’ospedale delbianchi l’Angelo di Mestre (quello in cui i tempi di attesa sono più dilatati) nel 2019 aspettava in media 3 ore e 5 minuti, nel 2021 3.17, e nel 2022 3 ore e 53 minuti. «Il personale sanitario, per legge e vocazione, visita e cura tutti — sottolinea l’Usl 3 Serenissim­a — ma oltre la metà degli utenti che accedono al Pronto soccorso sono codici bianchi, i quali potrebbero essere valutati senza urgenza sul territorio. Un aiuto importante ci può arrivare dalle case di comunità: molto può fare, infatti, la medicina territoria­le e la collaboraz­ione dei medici di famiglia. Se si saprà cogliere assieme l’opportunit­à data dai fondi del Pnrr in merito alle case di comunità, queste ci aiuteranno sempre di più a intercetta­re i casi meno gravi e a prevenire il loro accesso all’ospedale».

C’è da dire però che unendo i tempi di attesa di codici e verdi (dati Usl) medi nel 2023 è stata di 2 ore e 52 minuti, e il 90 per cento dei pazienti torna a casa nel giro di 5 ore e 21 minuti, cioè un’ora e 14 minuti prima rispetto al 2022.

Il Pronto soccorso più affollato resta quello dell’Angelo di Mestre, che ha curato 86.187 pazienti, a ruota Dolo (42.852) e Mirano (41.482). Ad aver registrato però l’incremento di pazienti più alto è Chioggia, che dagli oltre 28 mila pazienti del 2022 è arrivato ad accogliern­e 31.435, l’11,6 per cento in più. C’è anche chi però decide di non rimanere ad aspettare e abbandona il Pronto soccorso subito dopo aver fatto il triage, mentre è sottoposto ad accertamen­ti o comunque prima che venga chiusa la sua cartella clinica: sono il 2,2 per cento (dati Agenas) coloro che se ne sono andati da uno degli ospedali dell’Usl 3 nel corso del 2022, a fronte di un 2,5 per cento di pazienti che dopo aver fatto l’accesso con un codice bianco vengono ricoverati . «L’Usl 3 è la terza peggiore in Veneto per quanto riguarda i tempi di attesa dei codici bianchi — afferma la Cgil di Venezia — Dati tanto sconfortan­ti dimostrano che la rete dei servizi territoria­li è insufficie­nte, l’implementa­zione dei servizi distrettua­li non è mai decollata, e la gravissima carenza di personale ospedalier­o e nei distretti non è stata superata. La Regione non può continuare a voltarsi dall’altra parte». Il caso di codici bianchi è confermato da quanto accaduto a Capodanno quando «moltissimi di loro — come hanno raccontato alcuni infermieri del ps mestrino — hanno ripetutame­nte chiesto di essere dimessi prima dello scoccare della mezzanotte per andare a fare festa».

I mesi con più accessi risultano essere quelli estivi, in particolar­e agosto, quando ospedali come quello di Chioggia registrano più di 1200 accessi da parte di turisti e non residenti nel Comune, contro i circa 300 dei mesi invernali.

Aumenti in estate

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