Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Recupero, benefici per 1,2 miliardi. Furlan: attività agricole o artigianali
Sono vuoti urbani per lo più di nessun valore commerciale ma che deturpano il paesaggio. Il declino dell’era dei capannoni è iniziato negli anni ’90 ed oggi nella sola provincia di Venezia ci sono 1.432 edifici industriali e artigianali abbandonati, pari all’11,1 per cento dell’intero patrimonio edilizio produttivo. A dirlo è una ricerca, presentata ieri all’hotel Villa Patriarca di Mirano, realizzata da Smart Land per Confartigianato Imprese Città Metropolitana, uno studio in cui si è discusso anche del possibile riutilizzo dei capannoni dismessi. In provincia di Venezia il patrimonio produttivo inutilizzato si estende per oltre 2,9 milioni di metri quadrati, il 6 per cento della superficie complessiva delle aree produttive presenti nell’intera provincia, uno spazio come quello occupato da 407 campi da calcio.
A causa soprattutto del legame dell’indotto con le vecchie attività produttive di Porto Marghera, la riconversione dei capannoni abbandonati è stata più lenta rispetto alle altre province venete: dal 2016 al 2022 il loro recupero per altre destinazioni ha interessato solo il 10,6 per cento della superficie ancora potenzialmente recuperabile a fronte di un dato regionale che supera il 16. Dalla ricerca emerge come la demolizione o il recupero del patrimonio produttivo veneziano inutilizzato possa generare benefici economici pari a 1,2 miliardi di euro, di cui 22 milioni dalla demolizione, 15 dalla rinaturalizzazione e dal rimboschimento, 230 dalla ricostruzione a fini produttivi e 560 milioni da quella per usi non produttivi. «Molte superfici possono essere convertite per attività agricole e artigianali — osserva il presidente della federazione edìli di Confartigianato Imprese di Venezia Michele Furlan — oppure essere usate in alternativa ai terreni agricoli per collocare i pannelli solari per le comunità energetiche». Uno degli strumenti previsti dalla normativa regionale vigente è il loro riuso temporaneo e in provincia di Venezia gli esempi già finanziati non mancano come sta avvenendo a Salzano, dove un capannone industriale dismesso sarà riutilizzato come auditorium musicale rivolto ai giovani, oppure a San Michele al Tagliamento, dove un fabbricato abbandonato diventerà temporaneamente la sede di attività sportive dilettantistiche.
Progetti che sono invece ancora del tutto assenti nei Comuni di Marcon, Scorzè, Dolo Fossò e Fiesso d’Artico. «In quelle aree bisogna pensare a come far ripartire delle progettualità - spiega Federico Della Puppa per Smart Land – e questo va fatto caso per caso in base alla collocazione dei singoli capannoni. Ad esempio a Marcon ci sono grandi aree inutilizzate che hanno delle grandi potenzialità per una riconversione nelle attività produttive legate alla logistica e al co-working».