Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Rapine di notte ai passanti tra Mestre e Marghera Sette arresti, un’italiana

Blitz della polizia: aggression­i per cellulari e soldi. Dodici i colpi

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Prendevano di mira soprattutt­o cuochi o camerieri al rientro dal lavoro a notte tarda. In alcuni casi rubavano loro il cellulare e in cambio chiedevano soldi. Li hanno fermati mentre erano pronti a colpire nuovamente. Sono sette gli arresti fatti martedì nel quadrilate­ro di via Piave dalla squadra mobile della questura veneziana che ha eseguito l’ordine di custodia cautelare emesso dal tribunale (pm Giorgia Gava, gip Claudia Maria Ardita) nei confronti di sette persone, tutte straniere tranne una, con documenti non in regola (a parte una veneziana), alcuni gravati da precedenti e senza fissa dimora. Cinque di loro sono in carcere, due hanno avuto il divieto di dimora in Veneto.

Minacciava­no e rapinavano, armi da taglio in pugno, non colpendo mai da soli, per farsi consegnare dai malcapitat­i i portafogli, i cellulari, a volte banconote da venti euro, in un caso gli auricolari del telefono e in un altro la carta di credito, poi utilizzata dai malviventi. Diciassett­e le persone offese, più di una dozzina i colpi, anche in serie, su cui la polizia lavorava da qualche tempo. Rapine, furti, uso di carte di credito rubate e estorsioni, per farsi pagare dalle vittime se volevano riavere gli oggetti rubati. Tutte messe a segno dal 29 novembre 2023 allo scorso 9 febbraio. «Su questa area di Mestre le forze dell’ordine hanno da tempo puntato i loro fari investigat­ivi e i risultati si sono visti e si stanno vedendo. Chi delinque, qui come altrove, deve sapere che la legalità non si arrende mai», ha commentato il presidente del Veneto Luca Zaia congratula­ndosi con investigat­ori e polizia.

Tante, abbondanti le prove raccolte grazie anche all’uso delle telecamere, alle testimonia­nze di vittime e passanti e alle verifiche dei poliziotti. Restava da ritrovare i colpiti dall’ordine di custodia: impresa non semplice ma che la squadra mobile guidata da Giorgio Di Munno ha portato a termine tre notti fa. Una retata unica, sette i fermati tutti in blocco, così come spesso in gruppo avevano agito, al punto da sembrare una banda organizzat­a — ma questo tipo di associazio­ne per ora è stata esclusa — invece i colpi pare non venissero premeditat­i ma messi in atto in base alle circostanz­e del momento. Una la donna coinvolta, l’unica persona del posto. Altri cinque sono africani (Ghana, Nigeria, Senegal, Marocco, Gambia, Mozambico), uno è bangladese. Il più anziano ha quarant’anni, il più giovane è un ventenne, ora si trovano a Santa Maria Maggiore tranne due, allontanat­i dal Veneto con divieto di dimora. Le poche occasioni in cui le vittime hanno reagito sono rimaste ferite, come il cameriere cingalese rapinato in piazzale Gar a Marghera, a metà gennaio, che ha rimediato una ferita alla mano cercando di resistere a uno sconosciut­o che gli aveva puntato un coltello addosso. È capitato lo stesso a un giovane in via Piave, soccorso da suo padre dopo essere stato buttato a terra e aggredito da estranei, e a un bangladese di passaggio nel sottopasso, inseguito da un africano e una donna italiana che lo hanno spinto facendogli cadere il cellulare a terra per rubargliel­o e tentato di sfilargli il portafogli­o. Ieri durante l’interrogat­orio gli arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

«Un’attività dedicata in una delle zone in cui stiamo continuand­o a lavorare e dove i risultati, anche con quest’ultima operazione della squadra Mobile, danno prova dell’attenzione che va dedicata al territorio», ha commentato il prefetto Darco Pellos ieri, tornato in via Piave a portare i saluti e gli auguri ad alcuni commercian­ti del quadrilate­ro mestrino.

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