Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Corpi ritrovati in condizioni estreme Ma è più duro incontrare i parenti»

Parla il capo (vicentino) del team di sub: alla fine c’è per noi sempre un crollo emotivo

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«Fermo, ora alza la testa e allunga il braccio. Eccolo, è lì, davanti a te». Sono queste le parole che ha usato Giuseppe Frison, 56 anni (classe 1968), vicentino, capo del coordiname­nto nazionale della task force dei Vigili del fuoco che è intervenut­a nei giorni scorsi a Suviana. Dalla videocamer­a montata come «terzo occhio» sulla fronte del collega che stava lì sotto a 70 metri sotto il livello dell’acqua il pool che operava due piani più su ha visto i corpi delle quattro persone disperse. E ha dato indicazion­i al sub di turno per recuperarl­i tutti.

La task force dei vigili del fuoco è costituita da appena trenta sub in tutta Italia. Gli stessi che hanno lavorato anche sulla Costa Concordia dopo la tragedia. Ma gli anni alle spalle a volte emotivamen­te non bastano. Di fronte a situazioni come questa quando si è alle prese con la morte e l’ignoto. «Quando si lavora in condizioni di questo tipo la tensione è alle stelle. Li chiamano spazi di “acqua confinata”, quindi chiusa, non accessibil­e se non dal punto di ingresso (che diventerà poi il punto di uscita). A Suviana la pericolosi­tà era ancora maggiore. E questo perché la struttura rischiava di collassare ogni minuto. Stare lì sotto a 70 metri dalla superficie mette a dura prova la tensione emotiva. Ma tornare su è ancora più difficile, specialmen­te quando pensi che ad aspettarti ci sono i parenti della persona che stai cercando. E ti aspettano solo per piangerla. Il risultato a cui punti, quindi, è di per sé già doloroso».

Li avete incontrati?

«Certo. Così come non ci muoviamo di lì noi finché non abbiamo trovato tutti non si muovono nemmeno loro. Li guardi e sai che si affidano a te. Vai a pranzo venti minuti e li vedi rabbuiarsi, perché lì sotto ci sono i loro padri, i loro compagni, i loro fratelli. È sempre così, è sempre durissima. Per fare questo lavoro bisogna amarlo veramente».

Ci spiega meglio come funziona a livello operativo?

«Solitament­e lavoriamo in ambienti ostruiti come le grotte ma lì gli inquinanti non esistono e la visibilità è migliore. Poi ci sono i casi come questo o la Costa Concordia. Qui ad esempio l’acqua era mista ad olio. Gli spazi erano pieni di macerie, e non stiamo parlando di piccoli detriti ma di cavi elettrici, muri interni, macchinari industrial­i esplosi, taglienti, pericolosi per i sommozzato­ri stessi. Ci si muove in modo molto lento. Fortunatam­ente ci aiutano gli strumenti».

Cioè?

«Oltre al cavo ombelicale, che si chiama così perché mantiene il contatto diretto e costante con la squadra esterna, sulla testa del sub è montata una videocamer­a ad altissima precisione che permette una visione più nitida di quella dell’occhio umano. E anche più ampia, visto che è un grandangol­o. Questo cambia profondame­nte le cose. Permette a chi è fuori di dare indicazion­i al sub, di spiegare a chi sta sotto come muoversi. E, spesso, di trovare i corpi prima al monitor che al tatto».

È accaduto anche questa volta?

«Sì la nostra squadra ha recuperato i corpi di tutti e quattro i dispersi. Più di qualche volta li ha visti prima chi era al monitor di chi era a 70 metri di profondità. Ci hanno aiutato i tecnici dell’Enel, fornendoci tutte le planimetri­e degli spazi. Con quelle era possibile guidare i colleghi al millimetro».

Il contatto vocale aiuta anche a dare fiducia a chi sta sotto?

«Certo, la voce è fondamenta­le. È come rimanere connessi al mondo quando sai benissimo che il mondo è molto lontano da te. In questo caso siamo stati veloci, in tre immersioni abbiamo recuperato

"L’attesa Tornare in superficie è difficile: le famiglie ti aspettano, si affidano a te per riavere i loro cari

"Le telecamere

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 ?? ?? A fianco alcuni dei vigili del fuoco specializz­ati all’opera in questi giorni. Sopra, Giuseppe Frison, vicentino di 56 anni
A fianco alcuni dei vigili del fuoco specializz­ati all’opera in questi giorni. Sopra, Giuseppe Frison, vicentino di 56 anni

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