Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Martedì a Mestre la stand up comedy «Bocca mia taci»: «Combatto censure e politicame­nte corretto»

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È il politicame­nte corretto il peggior nemico della comicità?

«C’è di peggio: la censura politica, religiosa e delle dittature. Quelli sono i gravi limiti della libertà d’espression­e a cui bisogna stare attenti. Il politicame­nte corretto è sostanzial­mente una bolla di cui si discute on line».

Nessuno si è mai lamentato delle sue battute?

«Chi non apprezza quello che fai trova il modo di dirtelo, o commentand­o un video oppure via messaggio. Ma fa parte del gioco, è sempre stato così, anche perché noi dobbiamo tanto ai social visto che ci permettono di arrivare a un pubblico così vasto. Poi non si deve mica piacere a tutti. Dico sempre che bisogna piacere alla maggior parte della gente che viene ad uno spettacolo».

Chi sono i suoi rifermenti nella comicità?

«Veniamo da una tradizione italiana favolosa. Penso ad

Alberto Sordi, Carlo Verdone, agli sceneggiat­ori e attori degli anni Ottanta. Negli anni Novanta erano incredibil­i i programmi della Gialappa’s band e della Dandini. Da qualche anno a questa parte, seguo la stand up americana, Bill Hicks, Louis CK, Bill Burr: ci hanno fatto crescere tutti».

Preferisce la television­e o il teatro?

«Teatro, tutta la vita, perché lì uno dice quello che vuole. Non è comunque una critica alla television­e: è giusto che la television­e abbia dei limiti perché non si conosce il pubblico».

Si è mai pentito di aver abbandonat­o il lavoro al Parlamento Europeo?

«Mai. Chi fa politica deve prendere la vita sul siero, chi fa il comico NON deve prenderla sul serio. È stata la scelta più azzeccata della mia vita».

Come ha iniziato a portare la sua comicità all’estero?

di Edimburgo. Mentre mi esibivo sono entrati venti ubriachi di Glasgow e non sono riuscito a gestire la situazione perché non capivo nulla di quello che dicevano. Lo spettacolo si è trasformat­o in uno specie di grammelot con cui cercavo di comunicare con loro. Esilarante per gli altri, ma un po’ meno per me».

La sua soddisfazi­one più grande?

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