Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il Babbo Natale dei bambini malati «Da 22 anni raccolgo fondi per loro»

Dopo le accuse della Lucarelli parla il benefattor­e rodigino della piccola Sara, colpita da tumore

- Roberta Merlin

e a cavallo, avere una festa con giochi gonfiabili e tanti bambini con cui divertirsi.

Babbo, così lei si firma sui Social, perché lo fa?

«Non a scopo di lucro. I fondi che raccolgo per i bambini vengono versati sul conto dei genitori. Non ho mai chiesto un centesimo. Per vivere faccio l’operaio, vivo solo, in affitto, non ho famiglia. Aiutare questi bimbi mi dona una gioia indescrivi­bile. Buona parte del mio stipendio lo dedico a chi ha bisogno d’aiuto».

Si fa chiamare il Babbo Natale dei bambini, perché?

«Tutto è nato 22 anni fa. Il figlio di un mio caro amico stava male. Quando sono andato a trovarlo in ospedale, in corridoio ho incontrato una bambina e sono rimasto colpito dai suoi occhioni azzurri sofferenti. A pochi passi c’era il reparto dei bimbi terminali, ho chiesto all’infermiera di poterli salutare e far giocare e lei mi ha incoraggia­to, dicendo: certo, hanno solo le famiglie, ormai passa con fatica anche Babbo Natale. E da lì ho deciso di essere io il loro Babbo. Non mi sono più fermato: ho conosciuto e aiutato 1700 bambini. Purtroppo molti non ce l’hanno fatta, alcuni mi sono morti tra le braccia. A volte i genitori mi chiedono di consegnare i doni in cimitero. La perdita di un figlio è un dolore immenso, cerco di sostenerli anche dopo».

In incognito Neanche alla giornalist­a ho svelato la mia identità. Mi ha chiesto di devolvere alla ricerca i soldi che avanzano: deciderann­o i genitori

Passa i weekend i corsia?

non aiuta chi si impegna a fare del bene senza scopo di lucro e nell’anonimato. Io non cerco i riflettori. Da un anno alcuni genitori mi hanno aperto una pagina Facebook che uso solo per raccoglier­e fondi con l’Iban delle famiglie. Non ho mai chiesto nulla per me, vengo ripagato dal sorriso di questi bimbi speciali».

È credente?

«Lo sono sempre stato. Anche se frequentan­do l’Oncologia pediatrica non è facile trovare una risposta a tanta sofferenza. Ma i piccoli malati sono la mia famiglia, mi danno l’amore che non ho ricevuto. Mia mamma è morta quando avevo due mesi e ho perso una sorellina. Conosco il dolore e la solitudine, forse è il motivo per cui mi viene naturale amare chi soffre».

Ogni sera da Taglio di Po parte per Faenza e va a trovare Sara?

«Finisco il turno alle 18 e mi metto in macchina. Non sappiamo quanto Sara potrà ancora vivere e lei è così felice di vedermi che non riesco a deluderla. Siamo riusciti a raccoglier­e i fondi per realizzarn­e i desideri: una famiglia di Parigi si è offerta di ospitarla, in tanti hanno messo a disposizio­ne il loro castello per trasformar­la in una principess­a per un giorno, tra cui il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri. Elettra Lamborghin­i le ha promesso che la porterà a cavallo e intanto i miei amici le hanno fatto cavalcare un pony».

Selvaggia Lucarelli ha chiesto maggiore trasparenz­a nella raccolta fondi.

«Come ho spiegato a Selvaggia, con cui mi sono sentito tramite messaggi pochi giorni fa, ho conosciuto questa famiglia in occasione dell’alluvione in Emilia, dove ero andato per dare una mano. Abbiamo pensato alla raccolta fondi per esaudire i desideri di Sara, dopo avere avuto la notizia che le cure erano ormai inefficaci. I conti correnti sono intestati e gestiti dai genitori. Il papà ha spiegato come verranno utilizzati i soldi e che quelli avanzati andranno alle associazio­ni e ad altri bambini malati».

Alla Lucarelli ha svelato la sua identità?

«Perché avrei dovuto? Lei voleva conoscere il mio nome ma non ho nessuna intenzione di renderlo pubblico. Aiuto i bambini da più di 20 anni, in tutti gli ospedali mi conoscono e anche al mio paese, dove organizzo eventi e la raccolta dei regali. Non voglio farmi pubblicità per sentirmi dire quanto sono bravo. Nel mio conto corrente, ogni mese, arriva solo il mio stipendio. Non ho nulla da nascondere. Selvaggia mi ha chiesto se quello che avanzerà potrà essere donato alla ricerca, invece che a singole famiglie o associazio­ni. Le ho risposto che deciderann­o i genitori».

 ?? ?? Sotto la lente Nella foto grande «Babbo» con Sara, colpita da neuroblast­oma al quarto grado e ormai incurabile. Sotto, nel tondo, la giornalist­a Selvaggia Lucarelli
Sotto la lente Nella foto grande «Babbo» con Sara, colpita da neuroblast­oma al quarto grado e ormai incurabile. Sotto, nel tondo, la giornalist­a Selvaggia Lucarelli

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