Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«È l’unico leader mondiale a parlare di guerra mettendo l’uomo al centro»
Monsignor Moraglia, la visita e gli incontri
"Meticciato
Gian Guido Vecchi
«Vede, la stessa Basilica, con la sua bellezza e il suo stile unico, è l’immagine del meticciato, di una cultura dell’incontro». Dalle finestre del Patriarcato si vede, sul lato del museo Correr, il palco pronto per la Messa del Papa in piazza San Marco. È la prima volta che Francesco viene a Venezia, la prima volta di un pontefice alla Biennale. Ma c’è di più, considera il patriarca Francesco Moraglia: «Al di là delle analisi geopolitiche, le strategie, gli interessi, il Papa è il solo leader mondiale ad avere il coraggio di parlare del dramma della guerra e mettere l’uomo al centro».
Francesco invoca la pace e mette in guardia dal rischio di una terza guerra mondiale dall’inizio del pontificato…
«Sì, e in questi anni stiamo vedendo quanto avesse ragione. Quando ha ricevuto noi vescovi del Triveneto, e ci ha detto della sua visita, ho fatto presente al Papa quanto sarebbe stato importante aiutare i giovani a vivere questo momento di avvicinamento al Giubileo, a maturare la comprensione dell’epoca che stiamo vivendo. Per questo, dopo la visita al padiglione della Santa Sede nel carcere femminile della Giudecca, l’arte e la bellezza come redenzione dalla sofferenza, ci sarà anche l’incontro alla Salute con i ragazzi. Francesco è forse l’unico a mostrare che l’odio e le ferite restano per generazioni e a leggere questa situazione in una prospettiva che interessa i ragazzi perché la dovranno gestire loro, è il loro futuro a esserne ipotecato».
Eccellenza, da questo punto di vista la Messa a Venezia avrà un senso simbolico particolare? La bellezza universale della città, il ruolo storico di ponte tra Occidente e Oriente?
«Certo, è una città-ponte. Nel 2016 abbiamo commemorato i 500 anni del ghetto, il primo, la stessa parola “ghetto” è veneziana. Eppure la sua storia, le sue cinque sinagoghe secondo le diverse provenienze, raccontano di una presenza ebraica che è nata e si è accresciuta da tutta Europa perché qui, nonostante tutto, c’erano le condizioni per sfuggire ai pogrom e vivere. C’è anche la prima comunità luterana d’Italia. Oppure pensi all’isola di San Lazzaro degli Armeni, accolti nel Settecento. Persecuzioni, emergenze, migrazioni: Venezia, storicamente, ha sempre accolto: una città di grande libertà culturale, e basterebbe pensare ad Aldo Manuzio e alle prime stamperie».
Lo stesso tema della Biennale di quest’anno è «stranieri ovunque», come un appello alla necessità di una cultura dell’incontro…
«Pochi giorni fa, ai giovani dell’Azione cattolica, Francesco ha parlato degli abbracci mancati o rifiutati, di quanto sia pericoloso quando l’abbraccio si trasforma in un pugno. Questo è il punto: se non c’è l’abbraccio, c’è da chiedersi cosa seguirà».