Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Verona, torna l’incubo citrobacter in ospedale Stop ad alcuni ricoveri
Coinvolti tre neonati. L’Azienda: situazione sotto controllo
«È triste prendere atto che anni di indagini, neonati morti tra cui la mia piccola Nina, denunce e grida di allarme con ogni mezzo di comunicazione, ci riportano alla situazione emersa nel 2019, evidentemente mai risolta». Cinque anni fa, il killer dei bimbi le ha ucciso la figlioletta tanto attesa: oggi come allora, la prima a lanciare l’allarme-Citrobacter all’ospedale della Donna e del Bambino di Verona è di nuovo Francesca Frezza, mamma-coraggio. «Quando l’ho saputo, domenica, sono ripiombata nell’incubo che mi ha strappato Nina... All’epoca nessuno parlò, la presenza del batterio venne tenuta sotto silenzio per mesi e mesi, favorendo la diffusione dell’infezione che colpì decine e decine di bimbi, uccidendone quattro tra cui il mio angelo e provocando lesioni gravissime che impediranno per sempre una vita normale ad altri piccoli. Per questo ho deciso di denunciare subito questo nuovo allarme, perché lo scandalo di allora non dovrà ripetersi mai più. Troppo il dolore che ha causato, troppe le sofferenze, una pena indicibile».
Da venerdì l’ospedale della Donna e del Bambino di Verona, il principale punto nascite del Veneto, ha sospeso con effetto immediato i ricoveri delle donne in gravidanza al di sotto della 33esima settimana di gestazione. La misura è scattata dopo che tre neonati sono risultati positivi al test per la ricerca del citrobacter koseri, il batterio che tra il 2019 e il 2020 è stato responsabile di un’epidemia nella terapia intensiva neonatale (Tin) dell’ospedale, infettando un centinaio di neonati, di cui quattro sono morti, tra cui Nina, mentre altri sei hanno riportato danni cerebrali permanenti.
In una nota l’Azienda ospedaliera di Verona ha ieri ridimensionato l’allerta, spiegando che dei tre piccoli colonizzati dal batterio uno «è stato già dimesso a casa in buone condizioni, un secondo si è negativizzato e solo uno risulta ancora positivo ma senza segni di infezione, quindi sta bene». Si tratta comunque della prima volta da 4 anni a questa
Rubinetti Cinque anni fa il batterio si era annidato nei tubi dell’acqua del reparto
parte che il sistema di sorveglianza attivo H24 per ingressi e degenti nella Tin ha segnalato un risultato anomalo per il famigerato citrobacter, cosa che ha fatto scattare immediatamente i protocolli di isolamento e innalzamento della protezione nella Tin. «Si tratta di un microrganismo ubiquitario, basti pensare che un organismo sano convive con almeno due milioni di batteri senza che questo crei problemi di salute. – afferma,a proposito del citrobacter, il dottor Luca Brizzi, direttore UOC Funzioni igienico sanitarie e Prevenzione dei rischi - Ovviamente questo non vale per i soggetti fragili come, ad esempio, i neonati prematuri che hanno un sistema immunitario fragile».
Servirà adesso del tempo, almeno un paio di settimane, per avere i risultati dell’indagine genomica volta ad accertare se il batterio isolato nei tre neonati è dello stesso ceppo di quello di quattro anni fa, annidato nei rubinetti nell’acqua del reparto. «Quanto è accaduto in passato e quanto sta accadendo ancora oggi dopo cin