Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ceschin, l’odio dell’ex marito per la visita dei Nas
La donna segnalò l’azienda vitivinicola di Lorenzon ai carabinieri e minacciava di fare lo stesso con la Finanza
Altro che «guerra dei Roses». C’era un odio profondo, quasi viscerale, che divideva da tempo Enzo Lorenzon dalla ex moglie Margherita Ceschin. La scintilla che però avrebbe spinto l’uomo a far uccidere la donna nella sua casa di Conegliano il 23 giugno scorso sarebbe nata da un fatto preciso: una denuncia di lei ai carabinieri del Nas.
Ma cominciamo dall’inizio: le tensioni sarebbero nato dopo la decisione di Ceschin, 72 anni, di interrompere il matrimonio con Lorenzon, 80 anni, per i suoi ripetuti tradimenti che venivano regolarmente scoperti con grandi litigate. E la donna, che aveva passato la propria vita a fianco dell’uomo contribuendo anche ai suoi successi negli affari della sua impresa agricola, aveva deciso di fargliela pagare cara. Inizialmente aveva chiesto un super-assegno di mantenimento, fissato dal tribunale di Treviso prima in 15mila euro al mese, poi ridotto a 10 mila. Poi aveva fatto pignorare un immobile intestato all’ex marito per una valore di mezzo milione. E infine era partita una girandola di querele incrociate: lei lo aveva denunciato per lesioni e maltrattamenti, lui per appropriazione
●
● indebita. A scatenare l’acrimonia che Enzo provava per Margherita e che gli avrebbe fatto perdere le staffe al punto da commissionare la sua uccisione a un gruppo di dominicani, sarebbe stato un controllo da parte del Nucleo Antisofisticazione dei carabinieri nella sua azienda vitivinicola inviato dalla donna. In quell’occasione i militari scoprirono che nel produrre vino d’eccellenza Lorenzon avrebbe utilizzato dell’uva non proprio di qualità. Sempre in quell’occasione Ceschin, che conosceva tutti i segreti dell’azienda familiare, lo avrebbe minacciato più volte di fargli arrivare anche un accertamento da parte della Guardia di Finanza. Nello stesso periodo Lorenzon avrebbe avuto una relazione extraconiugale con una pugliese alla quale avrebbe chiesto - ha raccontato la donna agli investigatori se conosceva «qualcuno della malavita» disposto a eliminare l’ex moglie o a darle una severa lezione.
Fin qui le ricostruzione della Procura. Ma presto questi fatti potrebbero trovare una conferma nelle dichiarazioni di uno dei presunti killer, il 38enne dominicano Sergio Lorenzo, che il prossimo 3 - che avrebbe fatto da palo e che è tutt’ora ricercato - e di Kendy Maria Rodriguez, la fidanzata di Joel, ritenuta una intermediaria e indagata a piede libero. Su tutti pesa l’accusa di omicidio volontario, premeditato e aggravato.
Di fronte al solido quadro indiziario in mano agli inquirenti, costituito sia da intercettazioni telefoniche come anche dal biglietto scritto in carcere da Lorenzo, indirizzato a Lorenzon ma finito nelle mani degli investigatori, e delle frasi con cui il 38enne parlava ad un compagno di cella del compenso milionario (oltre all’acquisto di immobili nella Repubblica Dominicana) promesso dall’ex marito per il delitto, il caraibico (difeso dall’avvocato Mauro Serpico) avrebbe insomma deciso di raccontare la «sua» verità su quel 23 giugno dell’anno scorso, quando la 72enne uccisa soffocata e le venne anche sfondata la cassa toracica.
«Di sicuro – ha detto il Procuratore di Treviso Marco Martani – ci aspettiamo che dica la verità. Del resto le prove indiziarie che abbiamo su di lui sono molto solide».