Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Vedova a Art Basel Mostra-omaggio all’artista veneziano

Le enormi tele dell’artista veneziano dominano a Basilea la più grande fiera di arte contempora­nea del mondo. E il presidente Bianchini annuncia: «Per i 10 anni dalla morte, reading di Servillo sui luoghi cari al maestro»

- Zangrando

BASILEA (SVIZZERA) Unlimited. Senza limiti, di dimensioni, di spazi. Qui i progetti si liberano dalle costrizion­i. Un‘immensa officina affollata di grandi opere. Dominano gli spazi della più spettacola­re sezione di Art Basel, la maggiore fiera di arte contempora­nea del mondo, che apre i battenti da oggi fino al 21 giugno. I paracaduti sospesi di Hector Zamora, la foresta di Gianni Colombo, le sperimenta­zioni al neon di Dan Flavin, l’ironia di Gilbert & George, la giostradia mache d i Opavivarà!, l’immensa parete di pentole di Maha Malluh, la costruzion­e di ruote di biciclette di Ai Weiwei: sono alcune delle gigantesch­e installazi­oni. Al centro di Unlimited troviamo i 109 di pi nt i del l a se ri e «...in continuum», un ardito progetto concepito, fra il 1987 e il 1988, da Emilio Vedova, il maestro veneziano dell’informale europeo. Questa presenza è il frutto della collaboraz­ione fra la galleria veronese Lo Scudo e la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, presieduta da Alfredo Bianchini, con l’allestimen­to di Fabrizio Gazzarri. Sono dipinti di varie dimensioni. Og n i te l a è co n s i d e r a t a u n frammento di un opus magnum, le cui tessere possono essere sistemate a piacimento, accostate, sovrappost­e, stese, appese sul soffitto, oppure appoggiate per terra. «... un continuum» diventa quindi un’installazi­one cangiante, dove il criterio seguito è l‘assenza di criterio. Una sequenza sempre diversa, «in continuo» divenire, in cui lo spettatore è invitato a partecipar­e. Quasi tutte le le tele sono in bianco e nero, alcune sono gialle, arancioni, su una parete si stacca un grande tondo. Sembra rivivere l’atmosfera magmatica dello studio di Vedova, dove il caos si apre improvvisa­mente su scintille di

razionalit­à («Vedova si definiva pittore di realtà», precisa Gazzarri). «Uno dei miei compiti – spiega Alfredo Bianchini, presidente della Fondazione Vedova – è fare conoscere al mondo questo grande artista. E qui siamo nel tempio dell’arte contempora­nea. “...in continuum” è un ingresso potente. Vedova ci ha lavorato come se fosse un ciclo, con lo stesso spirito con il quale il suo maestro, il “maestro muto”, Tintoretto, si dedicava ai suoi cicli. Anche se in

questo caso non ci fu committenz­a». Nel 2016 si compiranno 10 anni dalla morte dell’artista. «Lo ricorderem­o già l’ottobre

prossimo con quattro serate di

musiche inedite contempora­nee. In marzo poi Toni Servillo leggerà la Fondamenta degli incurabili di Brodskij, ripercorre­ndo i luoghi delle passeggiat­e di Emilio, che faceva ogni mattina prima di entrare in studio. A Brodskij, si alterneran­no letture del diario stesso di Vedova. Successiva­mente porteremo la sua arte negli Stati Uniti». Vedova è tradiziona­lmente considerat­o un classico dell’informale, dell’espression­ismo astratto. Una presenza inconsueta a Unlimited, tra queste installazi­oni di artisti nati mezzo secolo dopo. «Proprio questo è il punto – dice Massimo Di Carlo – della Galleria Lo Scudo – Ad Unlimited viene accettato il progetto, non la galleria. E la

commission­e esaminatri­ce è rimasta sconcertat­a dalla contempora­neità del lavoro di Vedova. Una vitalità e una ricerca che lo portano lontano dalle classifica­zioni e lo radicano nell’oggi».

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