Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Chiedevano aiuto per problemi economici: sottratti 50mila euro a 5 parroci
CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) La madre morta dopo essere stata accoltellata, il padre suicida in carcere e i funerali in Marocco da organizzare. E ancora, la scuola per diventare pizzaioli nel Rodigino e l’auto per andare a lezione. O le spese per l’affitto e le bollette. Erano queste le scuse, corredate di storie al limite del verosimile, che tre giovani marocchini usavano per carpire la fiducia e abusare della carità cristiana dei sacerdoti. Così, facendosi prestare denaro dai religiosi, potevano fare la bella vita tra locali, abiti griffati e viaggi.
Qua s i u n’o r g a n i z z a z i o n e strutturata quella dei tre ventenni magrebini che, a turno e ogni volta con una nuova versione delle collaudate storie «strappalacrime», si sono presentati dai prelati di mezzo Veneto e del Trentino Alto Adige, riuscendo a truffarne almeno cinque facendosi consegnare oltre 50 mila euro, anche se il sospetto degli inquirenti è che le vittime siano molte di più. I tre finti bisognosi, un 22enne residente ad Asolo e un 21enne di Segusino nel Trevigiano, e un 20enne di Alano di Piave nel Bellunese, sono stati denunciati dai carabinieri per truffa aggravata.
Le vittime sono sacerdoti, titolari di parrocchie non solo a Treviso ma anche nel Padovano, nel Bellunese e in Trentino Alto Adige. Secondo quanto accertato dai carabinieri, i tre operavano con le stesse modalità almeno da un anno.
«A far partire l’indagine è stato un sacerdote 50enne della Castellana che si è insospettito per le continue richieste di denaro di uno dei tre – spiega il colonnello Ruggiero Capodivento, comandante provinciale dell’Arma di Treviso -. Si è presentato in caserma per chiedere un consiglio su come comportarsi e subito sono scattati gli accertamenti».
Compiendo le verifiche su quel giovane, infatti, i carabinieri sono riusciti a ricomporre il terzetto e a risalire ad altre quattro vittime: un frate 62enne dell’Alta Padova, un frate cappuccino 67enne e un sacerdote 53enne di Trento e un altro parroco 83enne di Belluno.
I carabinieri stanno lavorando su due casi sospetti anche in provincia di Vicenza. Le scuse che i tre adducevano ai prelati erano a volte fantasiose, ma convincenti. I soldi servivano per il funerale della mamma morta che si sarebbe celebrato in patria o a Parigi. Un parroco gli ha dato 3 mila e 500 euro per questo.
Altre volte i soldi sarebbero dovuti servire per dare un nuovo futuro ai tre, con l’iscrizione a una scuola per pizzaioli a Badia Polesine, nel Rodigino, del costo di 5 mila euro. Il parroco in questione, ai due ragazzi che gli avevano chiesto aiuto, aveva fornito non solo l’iscrizione (effettivamente versata per un corso che nessuno ha mai seguito), ma anche due computer e aveva acquistato loro due auto usate per andare a lezione. Spese che erano state autorizzate dalla commissione parrocchiale e finanziate con i soldi di un Fondo di Solidarietà.
Denaro che però la banda utilizzava per tutt’altri scopi: «Facevano la bella vita – commenta il capitano Salvatore Gibilisco -. Comprando abiti griffati, frequentando i migliori locali e facendo frequenti viaggi nel proprio Paese d’origine». Tutto a spese dei sacerdoti traditi nella loro carità cristiana. I religiosi pare abbiano agito per puro spirito caritatevole, dalle indagini infatti non sono emersi tentativi di estorsione di nessuna natura.
Gli inquirenti Domandavano denaro per il funerale della madre morta o il padre suicida in carcere