Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Profughi, arrivano i container
Eraclea, Roma non autorizza le tende. Il prefetto ordina i prefabbricati: anche per altri siti
VENEZIA Il dipartimento nazionale della Protezione civile non autorizza l’utilizzo delle tende in dotazione alla Regione Veneto per accogliere i migranti finora ospiti del residence di Eraclea Mare. In sostanza per Roma quella dei profughi non può essere considerata un’emergenza. Per questo la prefettura di Venezia ha deciso di cambiare strada: nel cortile dell’ex caserma saranno allestiti dei container presi a noleggio. Secondo il prefetto Domenico Cuttaia la soluzione, in assenza di alternative, potrebbe essere esportata anche in altre zone del Veneto.
VENEZIA È lo Stato che parla con lo Stato. Uno chiede le tende per tamponare l’emergenza profughi, l’altro risponde che i profughi non sono un’emergenza. Così non sarà più allestita una tendopoli, ma una sfilza di container, per accogliere i migranti finora ospitati nel residence di Eraclea Mare.
Svelato il giallo sul mancato via libera all’impiego dei materiali in dotazione alla Regione. A chiarirlo è la nota partita mercoledì dal dipartimento Protezione civile della presidenza del Consiglio dei ministri e diretta alla prefettura di Venezia (che del governo italiano è rappresentanza territoriale in Veneto). «Pur comprendendosi le ragioni della richiesta - scrive il vice capo Angelo Borrelli - si evidenzia che tale autorizzazione non ricade nelle prerogative dello scrivente Dipartimento e peraltro, come accaduto in passato, le strutture campali in questione, destinate precipuamente a finalità direttamente collegate ad emergenze di protezione civile, non sono state in passato utilizzate neanche in occasione della emergenza migranti provenienti dal Nord Africa». Fuori dal burocratese, la spiegazione è: emergenza può essere un terremoto o un’alluvione, non l’afflusso di immigrati.
Così il prefetto Domenico Cuttaia ha dovuto cambiare direzione. I migranti per ora ospitati nel condominio di via Olivi accanto alle abitazioni dei villeggianti saranno spostati ugualmente entro pochi giorni a Ca’ Turcata, nel giardino dello stabile, ma troveranno posto in prefabbricati che verranno noleggiati dalla cooperativa. «Il costo? Sarà a carico del mini- stero - spiega il sindaco Giorgio Talon - almeno così ci hanno assicurato in prefettura. Ci vorrà qualche giorno in più per finire le procedure ma quella ipotizzata mi sembra una buona soluzione che avrà anche meno impatto sulla città». Nel pomeriggio il sindaco ha indetto una riunione in Comune con il comitato tecnico per sta- bilire la lista delle priorità.
La decisione ufficiale è stata presa ieri mattina alla riunione cui erano presenti i vertici di tutti gli enti interessati. «L’originaria soluzione individuata e cioè quella dell’installazione di tende, di immediata realizzabilità, non si è potuta attuare - spiegano dalla prefettura - in quanto il Dipartimento protezione civile non ha autorizzato l’utilizzo delle tende in dotazione alla Regione Veneto perché manca la dichiarazione dello stato di emergenza. Tuttavia la soluzione dei moduli abitativi, se da un lato comporterà qualche giorno in più per la sua attuazione, dall’altro consentirà una sistemazione meno disagevole». Quando dice «qualche giorno in più», Cuttaia intende una quindicina, per arrivare allo sgombero definitivo del residence. Non solo. «Il prefetto ha spiegato che la soluzione pensata per Eraclea potrebbe essere replicabile anche in altre caserme regionali», dice Talon.
Uno strumento che potrebbe diventare necessario anche alla luce dell’episodio che ha visto 45 afghani e pakistani scaricati da un camion fra Cessalto e Ceggia, tanto da dover essere ospitati rispettivamente a Conegliano dalla Caritas vittoriese e in una palestra dal Comune veneziano. «Queste nuove modalità - spiega il prefetto - potrebbero comportare il rischio di un arrivo, non programmato e improvviso, di migranti sul territorio dei Comuni adiacenti alle vie di grande comunicazione, con conseguenti riflessi negativi sulla popolazione. La ricerca di soluzioni di accoglienza, a questo punto, è chiaramente ineludibile».