Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Domenico, la pista degli inquirenti «Era da solo quando precipitò»

Ma la procura precisa: l’indagine va avanti

- Angela Tisbe Ciociola Renato Piva

PADOVA Un ragazzo di 19 anni, solo. L’alba di una domenica di festa, la finestra di un hotel e un baratro profondo cinque piani, al cui fondo lo stesso ragazzo è stato trovato poco dopo le 7 del mattino: morto. Alle 12.43 di ieri l’agenzia di stampa Ansa ha battuto l’ultima (presunta) verità sulla morte di Domenico Maurantoni­o. All’alba del 10 maggio scorso, lo studente al quinto anno del liceo Ippolito Nievo di Padova sarebbe stato da solo di fronte alla finestra del corridoio al quinto piano dell’hotel Da Vinci di Milano, l’albergo che aveva ospitato l’intera classe di Domenico durante una breve gita tra i padiglioni dell’Expo milanese. Appoggiato al davanzale? Seduto? Questo, per il momento, non si sa. Di certo c’è che, secondo fonti milanesi, i pm impegnati da quasi un mese e mezzo nel tentativo di dare un perché alla morte di Maurantoni­o «tenderebbe­ro ad escludere che, quando Domenico è volato giù, fosse presente con lui vicino alla finestra una seconda persona».

«Da solo» può significar­e due cose: caduta accidental­e o quel suicidio che i familiari del ragazzo padovano hanno escluso fin dal primo giorno: «Mio figlio era un bravo ragazzo, che aiutava i compagni - le prime parole di Antonia Comin, la madre della vittima-. Era sereno e non soffriva di depression­e». La prima ipotesi è più accreditat­a: un tragico incidente, in cui l’alcol (il molto trovato nello stomaco con l’autopsia, per quanto non digerito, e il non moltissimo rilevato nel sangue) potrebbe essere stato decisivo. La solitudine di Domenico significa anche e soprattutt­o dissipare la nube di sospetto che, con i primi passi dell’indagine, ha avvolto i compagni di classe del ragazzo. Ieri mattina, tra i liceali del Nievo la notizia è rapidament­e volata di bocca in bocca. Comprensib­ile, anche, che poche di quelle bocche desiderass­ero commentare. «Noi l’avevamo detto da subito che aveva fatto tutto da solo», concede a mezza voce un ragazzo, che subito scappa verso il motorino. «Adesso finalmente ci credono. Almeno questo incubo è finito», aggiunge una studentess­a. Nome, età, classe? «No, grazie». Francesco, quinta B, si ferma: «Gli inquirenti hanno detto che nessuno l’ha spinto giù? Bene, finalmente. I compagni di classe di Domenico l’avevano detto fin dall’inizio, e noi tutti siamo sempre stati convinti che avessero detto la verità e che non avessero nascosto nulla di quanto successo quella notte».

Salvo capovolgim­enti di fronte nei giorni a venire, in teoria sempre possibili, il punto per gli investigat­ori sembra proprio essere questo: Domenico era solo all’alba del 10 maggio. Ma come si è arrivati fin qui? Per mancanza di supporti all’ipotesi opposta. Niente impronte significat­ive di altre persone sulla finestra della tragedia e accanto. Niente materiale biologico sul livido trovato su un avambracci­o di Maurantoni­o: nulla, comunque, di talmente «forte» da provare trattenute o spinte. I compagni di classe di Domenico sono stati intercetta­ti, le loro chat scannerizz­ate per tre settimane: anche qui, nulla che abbia fatto drizzare le orecchie in ascolto. Gli stessi ragazzi, sentiti dagli inquirenti, hanno fornito versioni concordant­i: contraddiz­ioni, compagne abituali delle bugie, non ne sono state trovate.

Domenico Maurantoni­o era solo, allora? Fonti della procura e della Mobile di Milano precisano «che si tratta di mere interpreta- zioni e che non c’è nulla di confermato e confermabi­le». Ci sta, perché l’inchiesta va avanti. I pm attendono l’esito della perizia sulla dinamica della caduta. Soprattutt­o, manca ancora il verdetto sulle tracce di dna trovate sotto le unghie della vittima. Anche qui, però, filtra il forte dubbio che quel materiale possa trasformar­si in fonte di prova tale da imprimere un cambio di direzione alle indagini. Una classe in gita, l’esuberanza dell’età e della festa: contatti e scambi sono la norma, l’eccezione sarebbe semmai il contrario.

Eraldo Stefani, legale dei Maurantoni­o, la pensa diversamen­te. «Non credo che gli inquirenti possano a ve r det to davvero quanto riportato dall’Ansa. Siamo in attesa di ulteriori esiti di investigaz­ioni scientific­he, pubbliche e private. Ce ne sono alcune in corso proprio in questo momento. Ci sono conferimen­ti di incarichi già fissati per analisi ancora non avviate». Ancora: «Come avvocato della famiglia non ho mai fatto ipotesi su questa vicenda. Il mio compito è investigar­e e raccoglier­e quante più informazio­ni possibili. Il nostro ultimo atto è stato il sopralluog­o nella notte tra lunedì 15 e martedì, con esperti di scienze forensi. Abbiamo fatto accertamen­ti per verificare il livello di pressione sonora tra le varie camere, per capire se i rumori potessero essere sentiti nel corridoio. Abbiamo fatto esperiment­i con il posizionam­ento della vittima nel punto in cui è stata trovata e misurazion­i con il laser... Le indagini sono ancora in corso e ci sarà da aspettare qualche altro giorno». Si andrà oltre il punto zero?

Un liceale Finalmente ci credono. Almeno questo incubo è finito Un liceale Nessuna spinta? I compagni l’avevano detto fin da subito Il legale Gli inquirenti non possono aver detto che era solo

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 ??  ?? A scuola Alcuni studenti all’uscita dal liceo padovano Ippolito Nievo. Una delle quinte dell’istituto era quella frequentat­a da Domenico Maurantoni­o, padovano, 19 anni. L’indagine ha toccato anche i compagni di classe di Domenico. Ora, a distanza di un...
A scuola Alcuni studenti all’uscita dal liceo padovano Ippolito Nievo. Una delle quinte dell’istituto era quella frequentat­a da Domenico Maurantoni­o, padovano, 19 anni. L’indagine ha toccato anche i compagni di classe di Domenico. Ora, a distanza di un...

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