Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le fiamme l’altra notte n via Baracca. I ragazzini: «L’abbiamo fatto per gioco»

- Benedetta Centin

VICENZA Tredici anni, la noia di una sera di estate in città, e uno che si inventa? Di bruciare i cassonetti dislocati lungo la via. «Per gioco». Facendo tornare l’incubo incendiari di un mese fa, in cui si registrava­no anche tredici campane distrutte in un solo fine settimana, per il grande lavoro dei pompieri a correre da una parte all’altra della città.

Un semplice quanto pericoloso gioco quello attuato mercoledì sera da tre ragazzini, che hanno scelto non a caso i contenitor­i della carta, dato che bruciano più facilmente e velocement­e. Ai tre under 14 vicentini – uno braccato sul posto e gli altri due fuggiti in bici ma presto identifica­ti - è stato sufficient­e un accendino per far colare la plastica e trasformar­e in cenere il contenuto: cartone e giornali. Col rischio di creare ancora più danni, alle auto e alle abitazioni vicine se non fosse stato per il tempestivo allarme di alcuni residenti e l’altrettant­o tempestivo intervento dei vigili del fuoco.

Un gioco che ora peserà sulle tasche dei genitori dei tre studenti annoiati, tutti identifica­ti dalla polizia locale, ma non imputabili considerat­a la loro giovane età. Forse non immagina- vano che una qualche conseguenz­a al divertimen­to da codice penale ci sarebbe stata. E non sarà certo uno scherzo dal punto di vista economico. Sì perché Aim Valore Ambiente ha già fatto sapere che chiederà i danni alle famiglie del terzetto di Gianburras­ca per circa mille euro complessiv­i. Tanto valgono infatti i due contenitor­i della raccolta della carta. Oltre trecento euro a famiglia, che potrebbero pesare come un macigno. Alla faccia del gio- co. «Era un gioco, l’ho fatto coi miei due amici» è stata infatti la giustifica­zione fornita alla polizia locale dal tredicenne che mercoledì sera alle 23,30 è stato trovato in via Baracca, nel quartiere dei Ferrovieri, poco distante dalle campane della carta in fiamme su cui sono intervenut­i subito i pompieri. Il ragazzino era rimasto solo. I suoi amichetti avevano inforcato la bici ed erano fuggiti via. Ma poco importa perché il terzo ha provveduto a fornire i no- mi d e i c o mpl i c i . E c o s ì g l i agenti hanno provveduto ad avvertire le rispettive famiglie. E speriamo almeno che ci sia scappata una ramanzina.

In città gli episodi di cassonetti dati alle fiamme ce ne sono già stati, e non pochi, concentrat­i soprattutt­o a maggio. E un qualche responsabi­le era pure stato individuat­o dalla polizia di Stato: un disoccupat­o di 56 anni, fermato in bici, la sera, con flacone di alcol e accendino. Lui ha ammesso fin da subito di essere il responsabi­le dei roghi, ma non tutti, come poi effettivam­ente appurato. In quei giorni si erano infatti registrati diversi raid incendiari, con una ventina di cassonetti da sostituire, per danni non inferiori ai diecimila euro. Ma non tutto era opera dell’uomo, che aveva ammesso di aver agito per rabbia ed emulazione. «Avevo ricevuto lo sfratto esecutivo, per morosità: io e mio fratello disabile messi in strada. La sera sono andato al bar, ho bevuto, e prendendo spunto da quanto letto sul giornale, ho bruciato i cassonetti». Ora a lui si sommano i tre giovani, ma la lista dei piromani, ad oggi, è ancora incompleta.

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Gli anni dei tre amici che mercoledì notte hanno dato fuoco a due contenitor­i della carta euro è la cifra che ogni famiglia dovrà rifondere alla società Aim per i danni arrecati dai figli

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