Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I rom ad Alfano: dacci una casa. Sindaci divisi

Polemiche dopo le dichiarazi­oni del ministro. Tosi: «Lo Stato non versi un euro»

- Mauro Pigozzo

MONTEBELLU­NA (TREVISO) Andrea Salkanovic ha 36 anni ed è il capofamigl­ia del campo rom sulla Feltrina, a Montebellu­na. Un gruppo di prefabbric­ati, capanne di legno che si affacciano sulla statale. Qui vivono una ottantina di persone, tra di loro una cinquantin­a sono minorenni. «D’inverno ci laviamo scaldando l’acqua con le pentole, i vigili ci multano perché dicono che qui non possiamo stare», si sfoga. «Da mesi cerchiamo di andare a vivere in affitto, ma nessuno si fida di noi. Se la casa ce la dà Alfano, ce ne andiamo».

Sta dentro questa immagine la reazione dei «nomadi» vene- ti (le virgolette sono necessarie: racchiuder­e dentro una definizion­e sinti e rom, stanziali e abusivi è difficile) alle parole di Angelino Alfano. «Via dai campi in cambio di una casa. E chi non accetta sarà espulso», questa in sintesi la proposta del ministro dell’Interno. «Vivono attorno ai capoluoghi di provincia», spiega Domenico Trovato, il responsabi­le regionale dell’Opera Profughi. «I campi più grandi hanno circa cento residenti». Alcuni esempi: a Padova c’è quello di Mortise, a Vicenza sono ospitati nelle due aree comunali di viale Cricoli e via Diaz (rispettiva­mente 85 e 50 persone). I problemi, qui co- me altrove, dilaniano principalm­ente i bambini. Elisa Marini e Irene Rui lavorano tra il Padovano e il Vicentino in ambito di scolarizza­zione e concordano: «Aiutare i più piccoli ad integrarsi, considerat­e le situazioni dalle quali escono e i continui spostament­i, è dura».

Ecco perché nessuno è favorevole al mantenimen­to dei campi. Tanto meno in Veneto. Ma sulle frasi di Alfano i distinguo non mancano. A partire dal mondo cattolico. Don Albino Bizzotto, ad esempio: «Sono solo slogan, credetemi». Don Giovanni Sandonà, della Caritas vicentina: «Voglio vedere dove li alloggeran­no, con le norme che ci sono sulle case popolari». C’è poi tutto il fronte dei Comuni, che dovrebbero essere il braccio operativo del Governo, divisi su come gestire il problema. A Vicenza l’assessore di reparto è Isabella Sala. «Noi siamo pronti ad eseguire quello che Alfano proporrà», dice. «Ma non capisco come si possano espellere dei sinti». Incalza il primo cittadino, Achille Variati, che proprio ieri a Roma ha incontrato il ministro. «Quando si parla di abitazioni, si deve affrontare il problema con equità». Soldi, appunto. Parola che non va toccata. Ne è convinto Flavio Tosi, sindaco di Verona. «Inconcepi- bile pensare di usare risorse dei Comuni per dar casa ai rom, lo Stato non versi un euro», dice. «A Verona abbiamo risolto il problema chiudendo il campo rom abusivo. In quello dove invece vivevano italiani abbiamo posto delle regole di comportame­nto e dato dei servizi: ma chi sgarra è costretto ad andarsene». Linea peraltro condivisa anche da Massimo Bitonci, sindaco a Padova. «Il patto che si propone deve prevedere che i nomadi, una volta ricevuta una casa decente, paghino l’affitto e le utenze, senza vivere sulle spalle della comuni t à . Alfano come pensa di espellerli, qualora non rispettass­ero il suo patto, se non è in grado nemmeno di rimpatriar­e i clandestin­i pluripregi­udicati?». Chiude Maria Rosa Pavanello, pre s i dente Anci: « La priorità va alla sicurezza».

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(Bergamasch­i) A Padova Una immagine dal campo nomadi di via Bassette

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