Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

In vista altri ricorsi. Pan: «Attentato alla democrazia». Guadagnini: «Giusto così»

- Silvia Madiotto Roberta Polese

VENEZIA Cambia tutto, di nuovo, in Consiglio Regionale. Ci sono cinque nuovi eletti, riabilitat­i dalla Corte d’Appello, e in cinque escono da palazzo Ferro Fini prima ancora di averci messo piede. Questo comporta che la prima seduta attesa per lunedì sia stata repentinam­ente sconvocata e posticipat­a: se ne riparla il 29 giugno. Ma sulla strada per Venezia ci sono altri ricorsi e la storia rischia di diventare infinita.

La notizia del rimpastino è arrivata all’improvviso ieri mattina quando i (quasi) eletti erano negli uffici dei loro gruppi consiliari, nella serenità della proclamazi­one notificata solo lunedì. E invece, attorno a mezzogiorn­o, è circolata la voce: tutto da rifare. La Corte d’Appello, riunita in autotutela, ha disposto l’annullamen­to del verbale del 13 giugno limitatame­nte a conteggi e proclamazi­oni e rimesso in gioco numeri e resti, a venti giorni dalle elezioni che hanno incoronato governator­e Luca Zaia e a soli quattro giorni dal documento che già aveva ribaltato, non senza malumori, le simulazion­i post urne. A Padova ce l’ha fatta Massimilia­no Barison di Forza Italia che aveva minacciato ricorso per la sua esclusione, e rimane fuori il leghista Giuseppe Pan; entra Antonio Guadagnini, indipenden­tista vicentino, al posto di Marco Dalla Grassa del M5s; a Venezia entra Alberto Semenzato, leghista, mentre il forzista Otello Bergamo deve fare le valigie; nel Bellunese passa il leghista Franco Gidoni a spese di Franco Roccon, di Indipenden­za Noi Veneto, mentre a Rovigo è il leghista Stef ano Fal coni a l asci are i l passo alla grillina Patrizia Bertella. Confermati invece i nomi a Tre v i s o e Ve rona. I ca mbi avranno un altro riflesso diretto: si dilatano i tempi per le nomine in giunta, scombinand­o i piani del presidente Zaia.

Tutto è partito con il ricorso di Marino Zorzato (Ncd), consiglier­e uscente, che nel primo calcolo era stato escluso dalla lista degli eletti: il Ministero ha prontament­e rimesso in moto la macchina dei conti, imponendo un’interpreta­zione diversa da quella veneta. E da lì, come un sassolino che diventa valanga, ne sono arrivati altri e altri ancora, fino alla decisione di ieri della Corte d’Appello: il conteggio non era corretto.

Giuseppe Pan, coi suoi oltre 5 mila voti, non ha dubbi: «Io faccio una rivoluzion­e, un ricorso è il minimo». Ironia della sorte, proprio ieri si era autosospes­o da sindaco di Cittadella, per incompatib­ilità fra gli incarichi in Comune e in Regione. «È un attentato alla democrazia se un movimento che ha raccolto oltre il 18% dei voti fa un solo consiglier­e». Anche il grillino Dalla Grassa sta valutando il ricorso: «Ci troveremo e valuteremo il da farsi, avevo appena fatto gli accrediti a Ve- nezia, tutte le procedure ufficiali». Per chi minaccia percorsi legali ci sono anche (ovviamente) i più che soddisfatt­i nuovi arrivati. Semenzato ci tiene a sottolinea­re che «non avevo nemmeno fatto ricorso, è s t a t a u n a s o r p r e s a . I l mi o obiettivo era diventare sindaco di Mirano, ma sono felice di far parte del Consiglio regionale in un momento in cui Zaia ha una maggioranz­a solida e può fare quanto promesso in campagna elettorale». Guadagnini brinda: «Mi sarei aspettato che imbroccass­ero il criterio giusto al primo colpo, non al terzo. In un Paese civile non si dovrebbero creare aspettativ­e e poi danni perché si lavora in modo approssima­tivo. Ma questo è il Consiglio che doveva uscire fin da subito».

L ’ i n t e r r o g a t i vo d i t u t t i (esclusi, neoeletti e soprattutt­o elettori) riguarda la legge elettorale: è nuova di pallino, ma fino ad ora ha portato solo confusione. «È una legge sbagliata, di di f f i c i l e i nter pret a z i one, chiediamo scusa ai veneti - interviene Matteo Toscani, tosiano -. C’è il concreto rischio che l’attuale Consiglio abbia vita breve e che si debba tornare a votare. Alla base ci sono importanti vizi di incostituz­ionalità e questo non lo dico io, ma autorevoli giuristi». Detta così, c’è da sospettare che qualcuno stia già sollevando il problema a piani più alti.

E pensare che i cinque esclusi ieri mattina, assieme a tutti i colleghi, avevano ritirato computer e cellulare assegnati agli eletti, girato il video di presentazi­one, scattato le foto di rito. Dovranno tornare a Venezia non per partecipar­e a sedute e commission­i, ma per ridare indietro i benefit che non sono più per loro. Sembrava tutto ormai fatto. Quando si dice oltre al danno la beffa. PADOVA La procura di Padova ha chiuso le indagini su Giustina Destro ex sindaco di Padova, ex parlamenta­re forzista, poi montiana, e l’ha indagata per finanziame­nto illecito a parlamenta­re per aver ricevuto 540mila euro dall’imprendito­re romano Francesco Bellavista Caltagiron­e, patron di Acqua Marcia Pia Antica, società realizzatr­ice di parchi nautici ora in concordato. L’inchiesta del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Padova ha portato allo scoperto i pagamenti fatti da Bellavista Caltagiron­e alla Destro in cambio di non meglio precisate «consulenze», fornite all’imprendito­re in merito a possibili «sviluppi immobiliar­i» nel Nordest. A giustifica­zione di tali versamenti, ricevuti dal 2008 al 2013, il lavoro della Destro sarebbe consistito nel presentare due relazioni di 12 pagine in tutto. Un lavoro assai ben retribuito: 45mila euro a pagina. Una bella cifra, visto che parte degli scritti sembrerebb­e ricopiata da un testo dell’autorità portuale di Venezia e da un comunicato stampa dell’autorità portuale di Trieste. Il pm Maria Ignazia D’Arpa, invece, ritiene che quei soldi siano serviti per consentire all’imprendito­re (coinvolto in una vicenda giudiziari­a per il porto di Imperia da cui ora è stato prosciolto) di entrare nelle grazie della parlamenta­re, e di poter accedere a alla sua cerchia di conoscenze. In quel periodo la Destro era in commission­e attività produttive commercio e turismo della Camera. Non solo, l’ex sindaco, nel 2011 era diventata tesoriere della «Fondazione Cristoforo Colombo», lobby fondata Claudio Scajola.

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Venti giorni dopo le elezioni del 31 maggio gli eletti in
Consiglio Regionale sono cambiati per la terza volta
Scrutatori al lavoro Venti giorni dopo le elezioni del 31 maggio gli eletti in Consiglio Regionale sono cambiati per la terza volta

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