Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
SOVRANITÀ POPOLARE ACCECATA
Gli stipendi d’oro dei consiglieri regionali sono bolle di sapone che si alzano all’improvviso alla vista dei cittadini e che subito dopo esplodono, rientrando nell’oblio. Tutto il contrario della trasparenza indispensabile per ricucire un rapporto tanto deteriorato qual è quello tra ceto politico ed elettori. Non basta contrapporre che gli eletti sono promossi o bocciati dagli elettori. Solo in teoria il politico eletto è l’agente che opera su mandato del suo principale, l’elettore. Nella pratica quotidiana si dà il caso che l’elettore non è in grado di svolgere il compito di controllore dell’attività svolta dall’agente. Mancano agli elettori le informazioni che contano per essere dei bravi esaminatori. Mentre la Regione Veneto continua a reclamare più indipendenza dal governo centrale, ai cittadini elettori essa non concede l’autonomia necessaria per poterli giudicare al momento del voto. I consiglieri potrebbero obiettare che gli elettori hanno a disposizione i programmi elettorali presentati dai partiti, le leggi approvate e i resoconti di ciò che si è fatto. Purtroppo, i programmi sono elenchi di buone intenzioni per il futuro. Quando si vota lasciano l’elettore in balia di una sorta di «mercato dei bidoni». L’elettore non sa in anticipo se ciò che compra è buono o cattivo. La qualità della produzione legislativa lascia tanto a desiderare che le leggi sono spesso incomprensibili anche agli addetti ai lavori – figuriamoci ai cittadini.