Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Dal magistrato al prete tutti con l’impresario E la banca lo risarcisce Padova, riconosciuti 140 mila euro: «Interessi illegittimi»
PADOVA Prima c’è voluto il magistrato, poi l’ufficiale giudiziario, quindi il prete. Ma alla fine un impresario edile della Bassa Padovana, che risultava in rosso per 136 mila euro, è riuscito a farsi riconoscere in attivo per 141 mila (saliti a 180 mila con interessi e spese). Così ieri mattina, sostenuto anche dal «parroco anti-usura» don Enrico Torta, il correntista ha v i s to concl udersi l a s ua odissea bancaria.
La scena vista in piazzetta Turati a Padova, sede dell’area territoriale del Monte dei Paschi di Siena, è l’epilogo di una vicenda cominciata quasi vent’anni fa. È l’estate del 1997, quando Gianfranco Simonato apre un conto corrente all’Antonveneta. Successivamente nel gennaio del 2001 l’imprenditore di Conselve ottiene un fido di 500 milioni di lire. «All’epoca - racconta - ero titolare di tre ditte e avevo 28 dipendenti, mica 12 come adesso. Erano tempi in cui il mercato delle costruzioni andava ancora bene. Dopo è arrivata la crisi, ma non solo quella. Guardando gli estratti conto avevo cominciato a vedere tassi esorbitanti, commissioni pazzesche, spese su spese. Andavo in filiale a chiedere spiegazioni e sentivo solo parole. Intanto il conto si abbassava sempre di più. Finché mi sono stancato e ho detto al mio ragioniere di tirare fuori tutte le carte».
Nell’aprile del 2014 la Società Cooperativa Edile di Lavoro, assistita dall’avvocato Giuseppe Baldassarre, cita in giudizio Mps, difesa dall’avvocato Ste
Don Torta Le banche che fanno usura massacrano la gente e mettono in croce Gesù Cristo