Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Un patto generazionale tra bambini e «longevi»
Un quinto è over 65. I minorenni appena il 16%
I bambini e i longevi: il futuro si costruisce su una sorta di patto generazionale che rappresenta il nuovo modello di welfare ma anche di società. E’ quanto emerso nel corso dell’incontro «L’Italia delle generazioni: solitudini e relazioni nella società veneta e trevigiana», organizzato dall’Opera Immacolata Concezione di Padova.
TREVISO Di capovolta non c ’è solo la cosiddetta «piramide generazionale» che ha visto il sorpasso degli over 65 sui bimbi dagli 0 ai 4 anni, in Veneto come in Italia. A capovolgersi è un’intera concezione di società. Quella in cui i «longevi», guai a chiamarli anziani, sono protagonisti: sulla cresta dell’onda anche sotto il profilo della salute. Se si supera l’età critica, l’età di mezzo, quella delle malattie che non perdonano, si apre un lungo periodo di «longevità». Questa l’istantanea che i demografi raccontano da tempo come ha fatto ieri sera Francesco Maietta, responsabile delle politiche sociali del Censis insieme alla professoressa e scienziata Daniela Lucangeli della fondazione Hpnr e al direttore del Cor
riere del Veneto, Alessandro Russello, nel corso dell’incontro «L’Italia delle generazioni: solitudini e relazioni nella società veneta e trevigiana» organizzato dall’Opera Immacolata Concezione di Padova. Per dirla con Lucangeli, «fra vent’anni chi ne avrà 65 sarà una persona di mezza età, non certo un anziano». Il vero nemico per esseri umani a cui la medicina sarà in grado di lenire quasi completamente il dolore fisico, sarà proprio quella solitudine che fa precipitare l’individuo in uno stato di degenerazione mentale seppur in un corpo che vive più a lungo. Scenari fantascientifici ma non troppo. E su tutto si stende la visione del professor Angelo Ferro, il presidente della Fondazione Oic recentemente scomparso che ha realizzato il «patto generazionale» alla base del welfare del futuro. Il segreto sta nel creare un ponte fra il mondo del bambino e il mondo non dell’anziano ma del «longevo» come risorsa.
Dall’etica alla sostenibilità economica, so notanti gli aspetti che coinvolge questo fenomeno: vivremo in un mondo di nonni. Tanto che l’Italia già dal prossimo anno potrebbe detenere il record dei centenari, secondo le cifre del World population prospects delle Nazioni Unite. E il Veneto potrebbe risultare il laboratorio più adatto per una nuova alleanza generazionale. «C’è poca propensione al relazionarsi con persone di altre età, in Italia il 16% degli adulti evita di farlo, in Veneto solo il 10%. Credo che qui, per tradizione e radicamento di valori sociali, i margini siano più ampi », spiega Ma ietta. La relazione tra generazioni sembra essere la strada maestra: a Treviso ma anche nell’intera regione, ad esempio, nel ’51 un terzo della popolazione era sotto i 18 anni, ora gli over 65 sono oltre il 20% e crescono ancora. «La piramide è completamente capovolta — spiega ancora Maietta — qui ci sono 54mila persone dagli 80 anni in su, 10mila che ne hanno almeno 90 e un centinaio di centenari. In Veneto oltre 550mila persone, il 27% del totale delle famiglie, vivono sole e sono cresciute del 16% fra il 2007 e il 2013. Le risorse pubbliche per rispondere ai nuovi bisogni sociali non basteranno». Tanto che già oggi è l’aiuto autorganizzato che supplisce. Con una sorpresa: chi si occupa della cura degli altri, si- ano nipotini, figli o altri anziani, sono proprio i «longevi», con numeri che parlano da soli: sette anziani su dieci si occupano di altri anziani. «I nuovi protagonisti sono loro — conclude Maietta — non un costo ma una risorsa, visto che in Italia si spendono già 9 miliardi l’anno per badanti e baby sitter».
C’è un altro corposo capitolo legato al tema della longevità: l’educazione. «L’isolamento — spiega Lucangeli — è condizione di fragilità. Dobbiamo riappropriarci dei valori di Collodi, l’alleanza con l’adulto dei bambini, l’amicizia, il servizio». «Guardando al futuro — si chiede Russello — la componente digitale e social sarà un fattore positivo o una forma di isolamento in più?». La risposta di Lucangeli arriva al nodo principale, l’educazione a questo «nuovo mondo» che deve partire dai bambini nei primi anni di vita «come la medicina si orienterà non tanto a combattere la malattia quanto a potenziare il nostro sistema immunitario, così l’educazione dovrà forgiare giovani adulti in grado di autoregolarsi rispetto al grande amplificatore che è il digitale. La tecnologia non si ferma. Dobbiamo passare da un’educazione che elimina i rischi a una autoregolazione. Senza un’alleanza intergenerazionale non ce la faremo. E il longevo in questa fase in cui i babyboomers, i genitori, sono schiacciati fra mille obblighi, diventa una risorsa di cambiamento educativo».
Maietta Non basteranno le risorse per gli anziani Lucangeli L’isolamento è condizione di fragilità