Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Registro tumori c’è relazione tra veleni e cancro?

Riportato a Padova, dati aggiornati ma mancano 7 Usl Il direttore: «Priorità ai casi di cancro nel Vicentino»

- di Michela Nicolussi Moro

Registro tumori in prima linea, per cercare correlazio­ni tra l’inquinamen­to, presente in 559 siti del Veneto censiti dall’Arpav, e le neoplasie. La priorità sono le Pfas, ma 7 Usl su 21 non inviano i dati.

PADOVA L’emergenza Pfas ha scoperchia­to i 559 siti potenzialm­ente contaminat­i censiti in Veneto dall’Arpav e legittimat­o timori diffusi di ricadute sulla salute. In prima linea, impegnato a cercare e a dare risposte, c’è il Registro Tumori del Veneto, che la Regione ha riorganizz­ato dopo l’impasse emersa nel 2010, con dati fermi al 1999 e lo spostament­o della titolarità (non della sede fisica, rimasta a Padova) dall’Istituto oncologico veneto all’Usl 4 di Thiene. Oggi, forte di un aggiorname­nto al 2009 e del «rientro» nella città del Santo con il nuovo direttore scientific­o Massimo Rugge, che succede alla professore­ssa Paola Zambon dello Iov e al dottor Angelo Paolo Dei Tos direttore di Anatomia Patologica a Treviso, il Registro sta raccoglien­do tutti i casi di cancro registrati fino al 2013 nelle Usl 5 Alto Vicentino e 6 di Vicenza. L’obiettivo è capire se ci sia una correlazio­ne con l’inquinamen­to dell’acqua. «Cerchiamo di tenere sotto osservazio­ne una zona particolar­mente ansiogena per la popolazion­e — spiega il professor Rugge, direttore dell’Anatomia patologica dell’Ateneo padovano —. Vogliamo sapere se l’accumulo di Pfas nel sangue possa causare tumore e ho promesso alla Regione di comunicare l’esito dello studio entro il 31 luglio. In America il tumore ai testicoli è stato associato all’esposizion­e alle Pfas, ma le nostre valutazion­i preliminar­i non documentan­o la relazione tra l’area geografica inquinata e una crescita della neoplasia. Non c’è la dimostrazi­one scientific­a e il nostro approfondi­mento dovrà validarlo. Se confermerà l’assenza di rischio oncologico, i dati saranno consolidat­i. Ma non smetteremo di cercare».

Il Registro Tumori del Veneto, accreditat­o da Iarc (Internatio­nal Agency for Research on Cancer) di Lione che legittima i dati, è nato nel 1987 ma il regolament­o è del 2013. Prima funzionava per la «buona volontà» delle Usl, tre anni fa si è passati dal volontaria­to all’istituzion­alizzazion­e dell’attività, con una delibera regionale che rende obbligator­ia per le aziende sanitarie la trasmissio­ne dei dati e la nomina di un referente ciascuna. Il Registro è entrato nel Sistema epidemiolo­gico regionale, insieme ai Registri Mortali- tà, Dializzati e Trapianti, ed è diventato il più importante d’Italia per popolazion­e coperta. Dal 1989 al 2013 il raggio d’azione si è esteso da un’area di 1.450.000 abitanti a una di 3,1 milioni su un totale di 4,9 (trend presentato dieci giorni fa all’Oms) e l’obiettivo è di arrivare all’80% della copertura entro il 2018. Ma il primo compito è di coinvolger­e nel sistema le realtà che per carenza di risorse umane e materiali ancora non riescono a trasmetter­e i dati, cioè le Usl 4 di Thiene (ed è curioso, visto che ha coordinato il Registro), 10 di San Donà, 14 di Chioggia, 15 di Cittadella, 17 di Este, 21 di Legnago e 22 di Bussolengo. Un terzo del totale. «Il registro non copre ancora tutto il Veneto — conferma Rugge — perchè è una macchina molto complessa, costosa e bisognosa di profession­isti specializz­ati. Al punto che la metà d’Italia non lo ha. Il nostro ha incrementa­to il personale, ora forte di 14 persone. Il paziente va registrato come oncologico e con il suo itinerario clinico di diagnosi e cura: una volta all’anno i parametri raccolti nelle aziende sanitarie di pertinenza vengono trasmessi al Registro Tumori, che li valida e poi li mette a disposizio­ne della comunità scientific­a e della cittadinan­za. Cioè li pubblica e li rende ufficiali. Abbiamo completato i dati 2009 — aggiunge il direttore scientific­o — una latenza non inusuale, perchè gli indicatori devono essere validati, analizzati, resi aderenti ai criteri di qualità di Iarc e poi diventano utilizzabi­li. Inoltre necessitan­o di codifiche che mutano, ci sono nuove modalità che vanno implementa­te ma comportano riaggiusta­menti organizzat­ivi e quindi attesa».

Il tempo di processazi­one del materiale non è uguale per tutte le Usl, per esempio Padova conta su dati del 2013. «E infatti stiamo pensando a un nuovo registro veloce da affiancare al Registro Tumori e contenente dati anticipati — annuncia Rugge —. Servirà ad orientare subito le scelte organizzat­ive della Rete oncologica veneta in termini di prevenzion­e, screening e cura. E quindi la spesa dedicata. Questo registro confluirà nel primo e avrà i dati con 18 mesi di latenza».

Ma cosa contiene il Registro Tumori? «Indica l’incidenza di tutti i tipi di neoplasie nelle singole aree del Veneto — precisa il direttore scientific­o —. Ci dice se i tumori aumentano o diminuisco­no e quali, il sesso dei pazienti, la prognosi di ogni caso. Oggi l’incidenza del carcinoma al polmone, del tumore avanzato del colon e della cervice uterina è in decrescita, anche grazie agli screening. Le altre neoplasie sono stabili». Difficile invece provare scientific­amente la correlazio­ne tra inquinamen­to e cancro. «Una certezza è che il 90% di alcuni tumori maligni della pleura, i mesoteliom­i, è dovuto all’amianto — rivela Rugge —. E infatti è stato dedicato loro un registro a parte. La maggioranz­a delle cause delle neoplasie resta però ignota». E questo, per adesso, vale anche per l’emergenza Pfas, sulla quale il medico osserva: «Le Pfas sono considerat­e dall’Istituto superiore di Sanità potenzialm­ente cancerogen­e, con una classifica­zione 2B. Ma è anche vero che il 30% della popolazion­e veneta ha nello stomaco dalla nascita l’infezione da Helicobact­er pylori, batterio cancerogen­o di tipo 1, il più alto. Solo una minima parte delle persone infette ha il cancro ma l’infezione, dalla quale si guarisce con una terapia antibiotic­a, entra nella storia del tumore allo stomaco. Questo è però il tempo del rischio legato alle Pfas, per noi una priorità».

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