Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
QUELLE RELIGIONI A CONFRONTO SU PACE E DIALOGO
L’iniziativa Presenti nell’incontro, una galassia di comunità etniche: il nodo integrazione
«Stranieri nel nostro viaggio», avrebbe detto di noi il grande poeta friulano David Maria Turoldo, nel leggere cronache di tragedia come quelle che continuano a segnare i destini della contemporaneità. Il fascino della violenza contagia. Costruisce emuli. Suscita emozioni e reazioni forti, talora persino inquietanti.
Sorprende che, di fronte a contrasti evidenti anche in Veneto (sulle autorizzazioni per costruire moschee, ma non solo) e dopo i non dimenticati fatti drammatici ripetuti a Bruxelles, e prima a Parigi, rappresentanti di religioni diverse (cristiani, musulmani, indù, sikh, ravidassia) incrocino i loro pensieri e affrontino un tema come «il rispetto dell’uomo e della sua dignità».
Lo hanno fatto recentemente a Vicenza, nel 12. convegno delle religioni, con cuore aperto, con sincerità, accogliendo, e non sempre volentieri, pure la provocazione di inquietanti interrogativi.
Rappresentavano, nell’incontro, una galassia di comunità etniche ormai radicate non solo nel Veneto, alcune cariche di problemi (perfino di nuove assillanti povertà). Han- no alla fine condiviso parole, in molti luoghi, difficili non solo da coniugare, addirittura da pronunciare: intelligenza, dignità, tolleranza, integrazione, in un solo concetto che le riassume «libertà» e responsabilità.
A motivare il confronto, preparato minuziosamente da tempo, il Centro ecumenico Eugenio IV (dal nome di quel Gabriel Condulmer, già abate a Venezia e prima nel monastero berico di Sant’Agostino, poi eletto Papa e promotore, al Concilio di Firenze del 1439, di un primo provvisorio riavvicinamento tra cattolici ed ortodossi) .
Le conclusioni, coraggiose, si rifanno all’intelligenza dell’uomo, capace di relazioni di amicizia o di rifiuto, al riconoscimento degli altri «uguali a sé», «compagni di viaggio verso Dio», in un cammino ispirato dalla pace e dalla fratellanza.
I rappresentanti delle religioni intervenute, monache di credi orientali, docenti universitari di psicologia e sociologia delle differenze, animatori culturali, mediatori linguisti- ci, pastori di anime, hanno scelto di fissare alcuni punti comuni su cui muoversi ed hanno siglato infine una «charta» da testimoniare, che parla di impegno e di rispetto per coloro che quotidianamente si intercettano lungo le strade per consentire di esprimere loro la ricchezza di cui sono dotati, di rispetto per la casa comune, l’ambiente in cui abitano, e per la vita con una condanna ferma e radicale per chi provoca guerre, sopraffazioni, sofferenze indicibili, distruzioni immani «offendendo Dio e ferendo l’intera umanità», contro la schiavitù e la dittatura del lavoro e del denaro. E di più. E’ stato invocato il rispetto per l’ uomo, perle donne, «vittime di ataviche tradizioni di prerogative maschili, ricordando che tutti siamo nati da una madre”.
Certo, rispetto è parola impegnativa, ancor di più quando – come i rappresentanti delle religioni riunite a Vicenza – la si vuole affiancare all’amore.
Il confronto, a seguirlo con attenzione, è stato sofferto e sincero. Non aveva il sapore dell’utopia. Ha tentato di indicare una rotta per l’uomo. Nella convinzione che solo uomini nuovi cambieranno i vecchi sistemi e potranno sostenere anche, come si legge in qualche Costituzione occidentale, il diritto alla felicità.