Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Serenissim­a agli spagnoli per 594 milioni

Infrastrut­ture Il 51% ad Abertis. «Avanti con Valdastico Nord»

- Federico Nicoletti Angela Pederiva

VENEZIA Ora è ufficiale. Gli spagnoli di Abertis si sono assicurati il 51,4% della Brescia-Padova: un’operazione da oltre mezzo miliardo di euro. Il pubblico (in particolar­e Comune di Verona e Provincia di Vicenza) resta in minoranza. L’accord0, raggiunto, con la consulenza di Mediobanca, con Banca Intesa, Astaldi e la famiglia Tabacchi, è subordinat­a al via libera del governo italiano sul prolungame­nto dell’A31. Opera su cui spinge il governator­e Luca Zaia.

PADOVA Erano le quattro del mattino o, visto che tanto ormai vale la pena di parlare spagnolo, las cuatro de la mañana. Comunque sia ieri, quand’era ancora notte fonda, Abertis ha finalmente raggiunto l’accordo con Intesa Sanpaolo, Astaldi e famiglia Tabacchi per l’acquisizio­ne del 51,4% del gruppo A4 Holding (autostrade Brescia-Padova e Valdastico). Un’operazione da 594 milioni di euro, subordinat­a al via libera del governo al prolungame­nto dell’A31, con cui il colosso iberico delle arterie a pedaggio sbarca in Italia, pronto a percorrere la pista del Veneto come una rampa di lancio per un nuovo decollo verso il cuore dell’Europa.

Perfeziona­to nello studio Bonelli Erede, dove Abertis è stata affiancata per gli aspetti legali dal focus team energia reti infrastrut­ture, il patto è basato su uno schema di finanziame­nto attuato per la prima volta in questi termini nel Vecchio Continente. In sostanza l’importo, definito un paio di settimane fa a Milano alla presenza dell’amministra­tore delegato Francisco Reynés Massanet, sarà pagato dal gigante catalano in due fasi: 5 milioni già alla fine del prossimo luglio, con la definizion­e del closing finanziari­o legato all’ok del Comitato interminis­teriale per la programmaz­ione economica alla Valdastico Nord, oltre che naturalmen­te all’autorizzaz­ione dell’Antitrust; i restanti 589 entro gennaio del 2023, quando i soldi subito anticipati da un pool di banche spagnole (Caixa Bank, Santander, Bbva, Banco Popular, Bankinter, Unicaja e Sabadell) saranno restituiti grazie ai pedaggi incassati nel frattempo.

La quota di maggioranz­a così conquistat­a si compone del 44,85% di Re. Consult Infrastrut­ture e dal 6,54% di Equiter. La partecipaz­ione posseduta da Astaldi, pari al 31,85% di Re. Consult, è stata valutata in 130 milioni. Una settantina quelli riconosciu­ti ai Tabacchi, titolari del 2,2% della medesima società-veicolo, di cui invece Intesa Sanpaolo deteneva il 10,5%, a cui va aggiunto il controllo di Equiter che da sola era proprietar­ia del 6,5% di A4 Holding (per cui introita quasi 400 milioni). Un gruppo, quest’ultimo, che ha chiuso il bilancio 2015 con i ricavi a 559 milioni, un utile di esercizio cresciuto a 42,4 e un indebitame­nto netto sceso a 610.

Ieri la Borsa di Madrid ha premiato Abertis per questa svolta: il titolo ha guadagnato l’1,35%, salendo a quota 24,61 euro. Del resto il business plan sviluppato dalla multinazio­nale con base iberica prevede fin d’ora numeri piuttosto rotondi: 610 milioni di ricavi e 200 milioni di Ebitda (margine operativo lordo), rispetto al quale il pacchetto A4 più A31 rappresent­erà per le casse di Barcellona il 6% del totale. «L’incorporaz­ione di queste attività nel portafogli­o di Abertis — si legge in una nota — permetterà al gruppo di sfruttare il proprio know-how industrial­e, nonché di costituire in Italia un trampolino per lo studio di nuovi possibili progetti in un’economia stabile e matura».

Gli spagnoli si portano a casa i 146 chilometri della Serenissim­a, con i suoi 91.000 veicoli di traffico giornalier­o medio che ne fanno la terza autostrada d’Italia, e gli 89 chilometri della Valdastico, con una dote di 12.000 mezzi. Per entrambe il contratto di concession­e scadrà nel 2026 e sarà soggetto all’approvazio­ne del prolungame­nto della Valdastico. Ecco perché il timbro finale del Cipe su questo progetto è cruciale per Abertis, che nell’accordo d’acquisto ha ricompreso infatti un piano di investimen­ti finalizzat­o alla connession­e della tratta già esistente con l’A22, partita che fonti ministeria­li danno comunque già chiusa. «Il mercato regola il mercato — premette il governator­e Luca Zaia — ma trovarsi al Cipe per dare l’ok alla Valdastico Nord come condizione per la chiusura di un contratto da 594 milioni è una situazione complicata. Vedremo come sarà districata. Chiederò di incontrare Abertis perché il mio ruolo è di fare gli interessi del territorio e dei cittadini, ma deve essere chiaro che siamo di fronte ad un’azienda privata nella quale la Regione non è coinvolta».

L’ente ha però voce in capitolo nella Nogara Mare, project financing tuttora sotto esame, di cui è capofila l’A4. Appunto: un’opera come questa, piuttosto che un asset come Infracom, interesser­anno a Barcellona? L’interrogat­ivo riapre il dibattito sull’opportunit­à o meno di vendere agli stranieri. «Avevo inizialmen­te espresso perplessit­à — ammette Flavio Tosi, sindaco di Verona e presidente della concession­aria — ma poi ci siamo parlati. I rapporti con il territorio sono mantenuti, al pari delle opere pubbliche, come il Traforo e i caselli a Castelnuov­o, Verona Sud e Montecchio, nonché gli investimen­ti, che sono regolati dalla convenzion­e con lo Stato». chiosa Attilio Schneck, già presidente di A4 Holding ed ora della controllat­a che opera nelle telecomuni­cazioni: «Il mondo va avanti, non c’è da spaventars­i, piuttosto mettiamo il pedaggio anche sulla Salerno-Reggio Calabria». A quanto pare gli spagnoli sarebbero intenziona­ti a confermare la governance, a cominciare dalla minoranza pubblica, olè.

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