Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Serenissima agli spagnoli per 594 milioni
Infrastrutture Il 51% ad Abertis. «Avanti con Valdastico Nord»
VENEZIA Ora è ufficiale. Gli spagnoli di Abertis si sono assicurati il 51,4% della Brescia-Padova: un’operazione da oltre mezzo miliardo di euro. Il pubblico (in particolare Comune di Verona e Provincia di Vicenza) resta in minoranza. L’accord0, raggiunto, con la consulenza di Mediobanca, con Banca Intesa, Astaldi e la famiglia Tabacchi, è subordinata al via libera del governo italiano sul prolungamento dell’A31. Opera su cui spinge il governatore Luca Zaia.
PADOVA Erano le quattro del mattino o, visto che tanto ormai vale la pena di parlare spagnolo, las cuatro de la mañana. Comunque sia ieri, quand’era ancora notte fonda, Abertis ha finalmente raggiunto l’accordo con Intesa Sanpaolo, Astaldi e famiglia Tabacchi per l’acquisizione del 51,4% del gruppo A4 Holding (autostrade Brescia-Padova e Valdastico). Un’operazione da 594 milioni di euro, subordinata al via libera del governo al prolungamento dell’A31, con cui il colosso iberico delle arterie a pedaggio sbarca in Italia, pronto a percorrere la pista del Veneto come una rampa di lancio per un nuovo decollo verso il cuore dell’Europa.
Perfezionato nello studio Bonelli Erede, dove Abertis è stata affiancata per gli aspetti legali dal focus team energia reti infrastrutture, il patto è basato su uno schema di finanziamento attuato per la prima volta in questi termini nel Vecchio Continente. In sostanza l’importo, definito un paio di settimane fa a Milano alla presenza dell’amministratore delegato Francisco Reynés Massanet, sarà pagato dal gigante catalano in due fasi: 5 milioni già alla fine del prossimo luglio, con la definizione del closing finanziario legato all’ok del Comitato interministeriale per la programmazione economica alla Valdastico Nord, oltre che naturalmente all’autorizzazione dell’Antitrust; i restanti 589 entro gennaio del 2023, quando i soldi subito anticipati da un pool di banche spagnole (Caixa Bank, Santander, Bbva, Banco Popular, Bankinter, Unicaja e Sabadell) saranno restituiti grazie ai pedaggi incassati nel frattempo.
La quota di maggioranza così conquistata si compone del 44,85% di Re. Consult Infrastrutture e dal 6,54% di Equiter. La partecipazione posseduta da Astaldi, pari al 31,85% di Re. Consult, è stata valutata in 130 milioni. Una settantina quelli riconosciuti ai Tabacchi, titolari del 2,2% della medesima società-veicolo, di cui invece Intesa Sanpaolo deteneva il 10,5%, a cui va aggiunto il controllo di Equiter che da sola era proprietaria del 6,5% di A4 Holding (per cui introita quasi 400 milioni). Un gruppo, quest’ultimo, che ha chiuso il bilancio 2015 con i ricavi a 559 milioni, un utile di esercizio cresciuto a 42,4 e un indebitamento netto sceso a 610.
Ieri la Borsa di Madrid ha premiato Abertis per questa svolta: il titolo ha guadagnato l’1,35%, salendo a quota 24,61 euro. Del resto il business plan sviluppato dalla multinazionale con base iberica prevede fin d’ora numeri piuttosto rotondi: 610 milioni di ricavi e 200 milioni di Ebitda (margine operativo lordo), rispetto al quale il pacchetto A4 più A31 rappresenterà per le casse di Barcellona il 6% del totale. «L’incorporazione di queste attività nel portafoglio di Abertis — si legge in una nota — permetterà al gruppo di sfruttare il proprio know-how industriale, nonché di costituire in Italia un trampolino per lo studio di nuovi possibili progetti in un’economia stabile e matura».
Gli spagnoli si portano a casa i 146 chilometri della Serenissima, con i suoi 91.000 veicoli di traffico giornaliero medio che ne fanno la terza autostrada d’Italia, e gli 89 chilometri della Valdastico, con una dote di 12.000 mezzi. Per entrambe il contratto di concessione scadrà nel 2026 e sarà soggetto all’approvazione del prolungamento della Valdastico. Ecco perché il timbro finale del Cipe su questo progetto è cruciale per Abertis, che nell’accordo d’acquisto ha ricompreso infatti un piano di investimenti finalizzato alla connessione della tratta già esistente con l’A22, partita che fonti ministeriali danno comunque già chiusa. «Il mercato regola il mercato — premette il governatore Luca Zaia — ma trovarsi al Cipe per dare l’ok alla Valdastico Nord come condizione per la chiusura di un contratto da 594 milioni è una situazione complicata. Vedremo come sarà districata. Chiederò di incontrare Abertis perché il mio ruolo è di fare gli interessi del territorio e dei cittadini, ma deve essere chiaro che siamo di fronte ad un’azienda privata nella quale la Regione non è coinvolta».
L’ente ha però voce in capitolo nella Nogara Mare, project financing tuttora sotto esame, di cui è capofila l’A4. Appunto: un’opera come questa, piuttosto che un asset come Infracom, interesseranno a Barcellona? L’interrogativo riapre il dibattito sull’opportunità o meno di vendere agli stranieri. «Avevo inizialmente espresso perplessità — ammette Flavio Tosi, sindaco di Verona e presidente della concessionaria — ma poi ci siamo parlati. I rapporti con il territorio sono mantenuti, al pari delle opere pubbliche, come il Traforo e i caselli a Castelnuovo, Verona Sud e Montecchio, nonché gli investimenti, che sono regolati dalla convenzione con lo Stato». chiosa Attilio Schneck, già presidente di A4 Holding ed ora della controllata che opera nelle telecomunicazioni: «Il mondo va avanti, non c’è da spaventarsi, piuttosto mettiamo il pedaggio anche sulla Salerno-Reggio Calabria». A quanto pare gli spagnoli sarebbero intenzionati a confermare la governance, a cominciare dalla minoranza pubblica, olè.
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