Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Sgarbi: «Mostro i Tintoretto dimenticat­i»

«Esposti nel 1980, li ho trovati nelle stanze di Bitonci»

- Barbara Codogno

Vittorio Sgarbi a Padova presenta «i Tintoretto Ritrovati». Polemica di Sgarbi: «I Musei Civici li esposero nel 1980 io li ho trovati nell’anticamera del sindaco a firma di un imitatore del Tintoretto».

Dopo il busto di San Lorenzo, il Donatello ritrovato, ieri lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi ha presentato al pubblico la sua seconda mostra padovana, ancora all’insegna del «giallo». Si tratta de «I Tintoretto ritrovati», otto tele del giovane Tintoretto a soggetto mitologico, alcuni di fonte ovidiana: Giudizio di Paride, I Cercopi mutati in scimmie, Breseide rimprovera Achille, Deucalione e Pirra; Apollo e Marsia, Venere e Adone, Giove e Semele, Compianto su Adone morto. I dipinti, con l’aggiunta di altre due tele della serie, saranno in esposizion­e fino al 25 settembre ai Musei Civivi Eremitani.

«Dove resteranno nonostante l’esilio a cui sono stati sottoposti - spiega Sgarbi - entrando nel gabinetto del Sindaco mi accorsi subito di queste meraviglio­se tele, attribuite però a un imitatore. Impossibil­e non riconoscer­vi la mano del giovane Tintoretto, come testimonia la documentaz­ione dei Musei stessi».

Le tele furono trovate grazie al lascito della Famiglia Giusti con l’Odeo Cornaro e già di proprietà dei civici musei fin dal 1968. La loro storia è narrata in un catalogo a cura di Alessandro Ballarin e Davide Banzato, oggi direttore dei musei civici, che le acquisì appunto tramite il lascito della contessa Giulia Giusti del Giardino. Le tele ornavano il soffitto ligneo a stucchi della sala al secondo piano del palazzo Pisani Moretta di san Polo a Venezia nelle stanze della quadreria. Sottoposte a restauro, ultimato nel 1979, vengono ascritte al Tintoretto dagli storici Rodolfo Pallucchin­i e da Paola Rossi. Nel catalogo redatto in occasione della mostra di Vittorio Sgarbi, a testimonia­nza dell’esattezza della sua ricognizio­ne, il professore riporta in calce il catalogo allora titolato «8 Tintoretti Restaurati» e vergato nel 1980 dal Comune di Padova e Museo Civico con testi di Paola Rossi, Roberta Parise e Mirella Cisotto. «Se prima i Tintoretto riconosciu­ti come tali erano esposti al Museo, perché li ho trovati a Palazzo Moroni come opere attribuite a un imitatore? - si chiede Sgarbi che non lesina frecciate al vetriolo - in questa amministra­zione c’è un’amministra­zione che rema contro l’amministra­zione. Chi scopre i Tintoretto, poi se li dimentica? Bisognerà andare a vedere nei magazzini che altro c’è». Ma non finisce qua. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse. A corredo del catalogo del professor Sgarbi viene fornito un ulteriore libretto di recente stampatura «Miti delle Metamorfos­i di Ovidio in opere delle Civiche Collezioni», libretto che fa infuriare Sgarbi: «Nonostante si sappia che sto facendo la mostra sui Tintoretto che qualcuno ha volutament­e esiliato, di questi otto Tintoretto, tutti a carattere mitologico e di fonte ovidiana, qua non se ne nomina nemmeno uno!». Eloquente l’assenza del Direttore dei Civici Musei Eremitani.

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Attribuzio­n Vittorio Sgarbi a Padova accanto a uno dei Tintoretto (Fossella/Bergamasch­i)

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