Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Porto delle crociere, i terminalis­ti vogliono fermare le compagnie

La Regione con Veneto Sviluppo ha preso il controllo ma la battaglia per le quote di minoranza è ancora aperta

- Francesco Bottazzo

VENEZIA Davide contro Golia. I terminalis­ti e gli operatori del porto crociere di Venezia non hanno nessuna intenzione di «abdicare» alle compagnie, tanto da preparare il contrattac­co semplice semplice: scucire 17 milioni e mezzo di euro ed eguagliare l’offerta degli armatori, affiancare la Regione (in società con Veneto sviluppo) al comando della Venezia terminal passeggeri, la società che gestisce le crociere alla Marittima. La partita che ieri pomeriggio sembrava praticamen­te chiusa con l’accordo tra Veneto Sviluppo (che aveva esercitato il diritto di prelazione sulle quote della Vtp in vendita dal Porto) e Venezia Investimen­ti (società composta da Costa, Msc, Royal Caribbean e dai turchi della Global Holding), oggi pare nuovamente riaperta. «Non abbiamo nessuna intenzione di farci da parte, lavoriamo per fare l’offerta», spiegano alla cooperativ­a Portabagag­li uno dei soci di Finpax, i terminalis­ti che possono «fermare» le compagnie.

All’interno della società non mancano le divisioni, ma la maggioranz­a potrebbe decidere di andare avanti. Anche perché tra i soci maggiorita­ri c’è la stessa Bassani che con garanzie bancarie per 18 milioni di euro aveva puntato forte per prendersi da subito la quota ceduta da Veneto Sviluppo. «Venezia Investimen­ti e Veneto Sviluppo predisporr­anno, al termine dello scadere del periodo di prelazione previsto per i soci di minoranza un piano industrial­e volto a un rilancio della competitiv­ità di Vtp e allo sviluppo della crocierist­ica veneziana, a beneficio delle persone che direttamen­te e indirettam­ente vi lavorano e della città di Venezia e il suo territorio», avevano comunicato in tarda serata. Una dichiarazi­one che non è piaciuta né all’attuale management di Vtp, tanto meno al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e al presidente del Porto Paolo Costa consideran­do che contempora­neamente le compagnie si erano spese — mettendo sul piatto dino a 60 milioni — per la realizzazi­one del nuovo terminal a Marghera, tagliando fuori il canale delle Tresse su cui entrambi si stanno spendendo. «Prima vorrei sapere se tirano la palla a me o se la mandano da un’altra parte», risponde con una metafora sportiva Costa. «Ho ricevuto una comunicazi­one con la quale Veneto Sviluppo esercita la prelazione, adesso aspetto quella dell’accordo con le compagnie in tutti i suoi dettagli. Marghera oggi non la vedo scritta da nessuna parte». E’ chiaro che la proposta di Venezia Investimen­ti ha spiazzato Porto e Comune, con il sindaco particolar­mente irritato dalla situazione. «La città votando me vuole le Tresse, il governo faccia presto a decidere», aveva detto solo qualche giorno fa in consiglio comunale. Adesso i tempi sono dettati dalle procedure: il Porto ha 30 giorni di tempo per esercitare il diritto di prelazione sul 48 per cento di Apvs (le quote della società che controlla la Vtp cedute alle compagnie), poi dalla comunicazi­one i soci minori (Finpax e Save con il presidente Marchi chiuso nel silenzio) ne avranno altri venti per fare altrettant­o. In mezzo c’è il ricorso al Tar contro il bando di gara fatto dalla cooperativ­a Portabagag­li su cui ieri il senatore Felice Casson è intervenut­o presentand­o un’interrogaz­ione al governo chiedendo il pronunciam­ento dei giudici prima della conclusion­e della gara e la vigilanza sull’assetto societario e la cessione delle quote azionarie di Vtp.

Intanto Veneto Sviluppo si è dichiarato pronto a spiegare la scelta di cedere la quota alla compagnie in consiglio regionale.

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Paolo Costa Il presidente del Porto resta alla finestra
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Luigi Brugnaro Il sindaco di Venezia è parso irritato

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