Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Porto delle crociere, i terminalisti vogliono fermare le compagnie
La Regione con Veneto Sviluppo ha preso il controllo ma la battaglia per le quote di minoranza è ancora aperta
VENEZIA Davide contro Golia. I terminalisti e gli operatori del porto crociere di Venezia non hanno nessuna intenzione di «abdicare» alle compagnie, tanto da preparare il contrattacco semplice semplice: scucire 17 milioni e mezzo di euro ed eguagliare l’offerta degli armatori, affiancare la Regione (in società con Veneto sviluppo) al comando della Venezia terminal passeggeri, la società che gestisce le crociere alla Marittima. La partita che ieri pomeriggio sembrava praticamente chiusa con l’accordo tra Veneto Sviluppo (che aveva esercitato il diritto di prelazione sulle quote della Vtp in vendita dal Porto) e Venezia Investimenti (società composta da Costa, Msc, Royal Caribbean e dai turchi della Global Holding), oggi pare nuovamente riaperta. «Non abbiamo nessuna intenzione di farci da parte, lavoriamo per fare l’offerta», spiegano alla cooperativa Portabagagli uno dei soci di Finpax, i terminalisti che possono «fermare» le compagnie.
All’interno della società non mancano le divisioni, ma la maggioranza potrebbe decidere di andare avanti. Anche perché tra i soci maggioritari c’è la stessa Bassani che con garanzie bancarie per 18 milioni di euro aveva puntato forte per prendersi da subito la quota ceduta da Veneto Sviluppo. «Venezia Investimenti e Veneto Sviluppo predisporranno, al termine dello scadere del periodo di prelazione previsto per i soci di minoranza un piano industriale volto a un rilancio della competitività di Vtp e allo sviluppo della crocieristica veneziana, a beneficio delle persone che direttamente e indirettamente vi lavorano e della città di Venezia e il suo territorio», avevano comunicato in tarda serata. Una dichiarazione che non è piaciuta né all’attuale management di Vtp, tanto meno al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e al presidente del Porto Paolo Costa considerando che contemporaneamente le compagnie si erano spese — mettendo sul piatto dino a 60 milioni — per la realizzazione del nuovo terminal a Marghera, tagliando fuori il canale delle Tresse su cui entrambi si stanno spendendo. «Prima vorrei sapere se tirano la palla a me o se la mandano da un’altra parte», risponde con una metafora sportiva Costa. «Ho ricevuto una comunicazione con la quale Veneto Sviluppo esercita la prelazione, adesso aspetto quella dell’accordo con le compagnie in tutti i suoi dettagli. Marghera oggi non la vedo scritta da nessuna parte». E’ chiaro che la proposta di Venezia Investimenti ha spiazzato Porto e Comune, con il sindaco particolarmente irritato dalla situazione. «La città votando me vuole le Tresse, il governo faccia presto a decidere», aveva detto solo qualche giorno fa in consiglio comunale. Adesso i tempi sono dettati dalle procedure: il Porto ha 30 giorni di tempo per esercitare il diritto di prelazione sul 48 per cento di Apvs (le quote della società che controlla la Vtp cedute alle compagnie), poi dalla comunicazione i soci minori (Finpax e Save con il presidente Marchi chiuso nel silenzio) ne avranno altri venti per fare altrettanto. In mezzo c’è il ricorso al Tar contro il bando di gara fatto dalla cooperativa Portabagagli su cui ieri il senatore Felice Casson è intervenuto presentando un’interrogazione al governo chiedendo il pronunciamento dei giudici prima della conclusione della gara e la vigilanza sull’assetto societario e la cessione delle quote azionarie di Vtp.
Intanto Veneto Sviluppo si è dichiarato pronto a spiegare la scelta di cedere la quota alla compagnie in consiglio regionale.