Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Banco in «rosso» per 314 milioni Aumento di capitale tutto ai soci
Le rettifiche sui crediti per 684 milioni in vista della fusione con Bpm pesano in un trimestre difficile. Saviotti: «Il miliardo in opzione per accelerare i tempi»
VERONA Banco popolare, i costi della fusione con Popolare di Milano pesano su un primo trimestre già difficile. Conti non esaltanti per il Banco Popolare, che ha chiuso ieri sera i primi tre mesi 2016 con una perdita di 314,5 milioni, contro un utile di 208,7 nello stesso periodo dello scorso anno. Il tutto nel cda che ieri, dopo il sì quasi plebiscitario incassato sabato nell’assemblea dei soci, ha esercitato subito la delega per l’aumento di capitale da un miliardo, stabilendo la decisione più attesa: l’intero ammontare sarà offerto in opzione ai soci. Elementi centrali della conference call con gli analisti dell’amministratore delegato, Pier Francesco Saviotti, al termine del consiglio di amministrazione, in cui il manager ha ripetuto la certezza della conclusione della fusione con Bpm, di cui ieri si è chiusa la due diligence: «Se uso ancora un linguaggio prudenziale – ha detto – è perché in queste circostanze si fa sempre così. Ma io non ho dubbi, è l’operazione più bella che il sistema bancario abbia visto negli ultimi dieci anni». Ieri anche la popolare milanese ha approvato i risultati del primo trimestre, con un utile netto di 48,3 milioni, -28,5% rispetto ai 67,6 del primo trimestre 2015, in una giornata in cui la Borsa ha penalizzato con un -3,12%, per Verona, a 4,84 euro, e un incremento (+1,55%, a 0,55 euro) per Milano. «Andiamo a sposarci con una controparte che sta andando bene – ha detto ancora Saviotti –. I numeri di Bpm sono da cavallo di razza ed i nostri da passisti. Il Banco arriva sempre alla fine, magari più lentamente ma ci arriviamo bene. Credo che saremo una coppia che produrrà redditi molto importanti». Tornando ai numeri del Banco, sulla perdita pesa in modo decisivo «l’incremento del costo del credito legato anche all’incremento delle coperture sui crediti deteriorati chiesti dalla Bce». Data l’imminente fusione con Bpm, il gruppo veronese ha scelto «di innalzare fin dal primo trimestre il livello medio di copertura dei crediti non performanti in linea con quanto richiesto dalla vigilanza europea con l’obiettivo di raggiungere i livelli più elevati del sistema bancario italiano».
In particolare, il livello di copertura dei crediti in sofferenza è stato portato al 59,7% (dal 56,3% di dicembre) con una conseguente crescita del 2% anche del livello medio di copertura della totalità dei crediti deteriorati al 45,7%. Sono state addebitate quindi rettifiche nette di valore su crediti per 684 milioni (181 milioni un anno fa). Intanto migliora la situazione sui deteriorati: lo stock dei crediti dubbi netti è sceso del 3,6% rispetto allo scorso esercizio e del 3,2% rispetto a fine anno.
In assenza di queste misure, è il calcolo richiamato, il primo trimestre avrebbe segnato un utile di 38 milioni, pur se sotto le stime degli analisti che indicavano 41,6 milioni. Sul fronte della raccolta, la componente diretta al 31 marzo raggiunge gli 82,7 miliardi, con una flessione dell’1,9% di dodici mesi fa ma in leggera ripresa se confrontata con quella dell’ultimo trimestre 2015. La negativa performance dei mercati, sostiene ancora il board, è la ragione che spiega il calo della raccolta indiretta, pari a 69,8 miliardi, sia rispetto ai 71,1 miliardi di inizio anno (-1,8%), sia rispetto ai 72,6 miliardi del 31 marzo 2015 (-3,8%).Gli impieghi lordi ammontano al 31 marzo 2016 a 85,5 miliardi, in calo del 3,5% rispetto agli 88,6 miliardi del 31 marzo 2015, ma in crescita dello 0,2% rispetto agli 85,3 miliardi del 31 dicembre 2015.
Da ultimo l’aumento di capitale. La scelta di confermare l’intero aumento in diritto d’opzione ai soci è stata spiegata da Saviotti con le perplessità di molti, «dopo quanto si è visto a Vicenza, sulla possibilità di chiudere agevolmente un aumento di capitale. Per questo abbiamo ritenuto fosse questa la via per procedere rapidamente. Fosse stato separato in due tranche ci sarebbe stato il rischio di far slittare il compimento della manovra a settembre. Invece, se riusciremo a soddisfare le richieste della Consob, entro fine maggio o primi giugno la ripatrimonializzazione dovrebbe essere cosa fatta». Ultimo accenno, infine, sulla redditività. «Avremo risultati consistenti dopo l’aggregazione con Bpm. Noi ci eravamo comunque già organizzati per avere una redditività decorosa pur in un ciclo economico non brillante come quello di oggi».