Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Locanda Baggio, asolando tra gnocchi, fagioli e faraona
Sarebbe bello raggiungere la Locanda Baggio asolando... «Asolare: to disport in the open air, amuse one’s self at random (godere di una passeggiata all’aria aperta vagando senza meta)», così Robert Browning spiegava il suo neologismo dedicato alla Città dai cento orizzonti (descrizione questa volta carducciana). Parliamo di Asolo, ovviamente. Io la meta in realtà l’avevo eccome, ed era giustappunto questa elegante locanda (via Bassane 1, tel. 0423/529648) ubicata oltre la rocca del monte Ricco, dove i Baggio si sono insediati dopo aver per molti anni governato con successo Ca’ Derton, in centro paese. Nino, lo chef, è persona di grandi qualità umane e professionali. Sin da bambino la nonna, che cucinava per i grandi matrimoni nelle case coloniche, lo portava con sé anche solo per mescolare i risotti. Lui lavorava tantissimo e di notte, all’insaputa di tutti, studiava, coltivando la curiosità che è il primo sintomo dell’intelligenza. Ed intelligentissimi sono i suoi piatti: capolavori estetici che nulla sottraggono alla purezza dei sapori e per nulla deviano dalla tradizione. Anzi la esaltano. In attesa che i francesi si accorgano di lui, abbiamo assaggiato per antipasto il Filetto di coniglio su prato di crema di germogli, carote e pastinaca e l’Insalata tiepida di testina di vitello e lingua, verdure crude, salsa verde, fagiolo gialet della val Belluna e mostarda di pere. Commoventi gli Gnocchi di patate di Rotzo, ragù bianco di agnello, piselli e polvere di speck. Schietta la Faraona con la peverada e morbidissimo il Capocollo di maialino da latte arrostito, emulsione di senape, taccole e mele. Fantastici anche i dolci: Millefoglie con crema al tè verde e frutti di bosco e Elogio al tiramisù. Brava e cordiale tutta la famiglia: un plauso quindi anche alla moglie Antonietta e ai figli Guido (in cucina), Cristina ed Enrico (in sala). Bevendo un ottimo Phigaia di Serafini & Vidotto ho speso sui 60 euro.