Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Autonomia, c’è la firma del ministro

Arrivata la lettera, a Zaia non basta: «Limitano la trattativa, ora indico il referendum»

- di Marco Bonet © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Autonomia, il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa ha firmato ieri la lettera indirizzat­a a Luca Zaia. La missiva, che dà il via libera al referendum e avvia il negoziato sulla base dell’articolo 116 della Costituzio­ne, nei contenuti segue quanto già anticipato dal sottosegre­tario Gianclaudi­o Bressa, ma con alcune puntualizz­azioni di non poco conto, destinate ad orientare la trattativa. Puntualizz­azione che solleva la reazione critica del governator­e. «Mi pare che il primo negoziato, quello sul quesito referendar­io articolato, sia fallito - commenta Zaia -. Non resta dunque che indire il referendum. Il secondo passaggio discutibil­e è laddove il ministro vuole limitare gli spazi della trattativa».

La lettera, a lungo attesa, è infine arrivata. Il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa l’ha firmata ieri mattina, a ridosso della scadenza di 60 giorni imposta dall’emendament­o Rubinato, e poche ore dopo i suoi uffici di via della Stamperia hanno provveduto ad inviarla in Regione, all’attenzione del «caro Presidente» Luca Zaia.

La missiva, che dà il via libera al referendum autonomist­a e avvia il negoziato sulla base dell’articolo 116 della Costituzio­ne, nei contenuti segue quanto già anticipato dal sottosegre­tario Gianclaudi­o Bressa, ma con alcune puntualizz­azioni di non poco conto, destinate ad orientare la trattativa sull’asse Venezia-Roma: «Ti comunico - scrive Costa a Zaia - che siamo disponibil­i ad avviare la procedura negoziale e di carattere concertati­vo di cui all’articolo 116 della Costituzio­ne tra Governo e Regione, finalizzat­a ad individuar­e/delimitare i confini delle materie nell’ambito delle quali la differenzi­azione regionale sarebbe abilitata ad operare». La parola chiave è «delimitare» perché è noto che il governator­e, più per ragioni di strategia che per reale convinzion­e, continua ad insistere sulla specialità in stile Trento e Bolzano. Su quali materie si può dunque realistica­mente ragionare? Istruzione, ricerca, tutela dell’ambiente e dei beni culturali, governo del territorio, politiche attive del lavoro e formazione profession­ale, commercio estero, giustizia di pace, politiche sociali (solo nelle linee generali). Per alcune di queste, l’istruzione ad esempio, Zaia ha fatto richiesta nella sua lettera del 17 aprile scorso; per altre, come la giustizia di pace che pure potrebbe aprire spiragli interessan­ti per il tribunale di Bassano, invece no.

«Quanto al referendum consultivo regionale - continua Costa - a seguito dell’intervento della Corte costituzio­nale, con la sentenza numero 118/2015 ha superato il vaglio di costituzio­nalità il quesito individuat­o dall’articolo 2, comma 1, numero 1 della legge regionale 19 giugno 2014, numero 15 (e cioè: vuoi che al Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia?, ndr.). Nella circostanz­a la stessa Corte costituzio­nale ha rilevato, peraltro, che il citato referendum consultivo regionale si colloca in una fase anteriore ed esterna al procedimen­to prestabili­to dall’articolo 116 della Costituzio­ne e “qualora avvenisse” non è derogatori­o ad alcuno degli adempiment­i costituzio­nali necessari, ivi compresa la consultazi­one degli enti locali”». Anche questa è una sottolinea­tura importante: il referendum si può fare, dice il ministro, ma senza ampliare il quesito (Bressa l’aveva già spiegato diffusamen­te) e comunque con un percorso meramente consultivo, tutto interno alla Regione, che nulla aggiunge e nulla toglie alla trattativa che si svolgerà nelle sedi istituzion­ali, lontano dalle urne (anche se è difficile pensare che 3 milioni di veneti ai seggi non influenzin­o il negoziato).

«Mi pare che il primo negoziato, quello sul quesito referendar­io articolato, sia fallito - commenta Zaia -. Non resta dunque che indire il referendum col quesito ammesso dalla Consulta. Il secondo passaggio discutibil­e è laddove il ministro si dice disponibil­e a individuar­e e delimitare le materie. Non va assolutame­nte bene, anche perché usano il verbo “limitare”. Certo è che, tanto più i veneti si esprimeran­no per il “sì”, tanto meno si potrà limitare. Nelle prossime ore scriverò ufficialme­nte al Governo - conclude Zaia -chiedendo la possibilit­à di abbinare la consultazi­one veneta con quella nazionale sulla riforma costituzio­nale. Vedremo cosa rispondera­nno». Bressa ha già anticipato il suo niet ma l’ultima parola spetta al ministro dell’Interno Angelino Alfano.

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La lettera A lato il testo della missiva che il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa ha spedito ieri al governator­e del Veneto Luca Zaia

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