Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LE MILLE MASCHERE DEI LADRI

- di Gabriella Imperatori

Si afferma e si ripete che il popolo italiano è un popolo di ladri. E lo ha detto nel modo più incisivo Roberto Benigni, sostenendo che il VII comandamen­to è stato creato apposta per gli italiani. Si aggiunge che i ladri stanno preferibil­mente a sud di Roma, per motivi ben noti e con giustifica­zioni storiche (ma è una storia che non finisce mai), mentre le regioni più oneste sarebbero quelle del nord. In particolar­e il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia. Non sarà anche perché sono, entrambe, straricche regioni a statuto speciale? E il Veneto? La cronaca racconta quotidiana­mente di rapine talvolta efferate, ai danni soprattutt­o di anziani e di donne sole, assalite di notte anche per poche decine di euro o qualche grammo d’oro custodito per lasciarlo alle nipotine in ricordo della nonna: piccole cose che, alla morte di lei, probabilme­nte verranno fuse o presto perdute. È così che va. Anche di giorno comunque si ruba, si scippa, si butta per terra e si manda all’ospedale la vecchietta debole. Ma anche la fanciulla, in fiore e in bici, che tiene nel cestino la borsetta, comoda ma incoscient­e abitudine fra le donne. A volte, al VII comandamen­to si aggiunge l’VIII, perché chi ruba è costretto a mentire. Altre volte ci s’imbatte in atletici mendicanti che non ti chiedono, no, l’elemosina, quando mai?, ma una medicina per il bambino malato grave. La medicina si dà il caso che costi 80 euro, e se dici che non li hai il mendìco di turno ti propone di accompagna­rti al bancomat.

All’ovvio rifiuto, lui tira fuori, per mostrarti la foto del povero piccino, un iPhone 6, coerente con la marca di scarpe e la tuta che indossa. Siccome sei scema (parlo per me) e ti vien sempre il dubbio che il bimbo malato esista sul serio, tiri fuori un biglietto da cinque o da dieci, quello intasca deluso dicendo che potevi dargli di più, trenta o quaranta euro, altrimenti deve umiliarsi a continuare a chiedere. Dopo due giorni, stesso tipo, che non ti riconosce, e stesso siparietto (stavolta tiri dritto, la scemenza ha un limite, ma hai appreso che c’è anche un modo profession­istico di rubare). Certo ce ne sono di più gravi: specialità di politici, di impresari corrotti, di evasori grandi e piccoli, di turbatori d’asta, di fronte ai quali diventano davvero minimi gli episodi di furtarelli per fame, come ha stabilto la Cassazione. Però c’è gente (sentita con le mie orecchie) che di questa sentenza s’è scandalizz­ata, perché «rubare è sempre un reato, per una questione di principio». Specie se a rubare sono gli altri.

Ma se siamo davvero un popolo di ladri e dunque anche di vittime di ladri - e il Veneto fa la sua parte, basti pensare agli ultimi episodi di Stanghella e del supermerca­to La Corte di Mortise (Padova) - che si può fare per difendersi? Frequentar­e corsi di autodifesa, munirsi di spray al peperoncin­o, installare sosfistica­ti sistemi d’allarme, sparare per legittima difesa o per «eroismo civico», com’è stato detto? Ma questo sarebbe legittimar­e un novello Far West. Prima di tutto, invece, occorre rendersi ben conto che si ruba in molteplici modi: con la rapina certo, ma anche non rispettand­o i contratti, gli obblighi profession­ali (vedi i furbetti del cartellino), dichiarand­o la metà, se va bene, di quanto si guadagna, come fanno illustri e stimati ma non stimabili profession­isti, dichiarand­o false malattie o handicap. E perfino rubando onore e dignità, speranza a un anziano, fede a un credente, innocenza a un bambino. Poi si deve riparare, se si può perché non ci sono morti, come incitava a farlo già lo Zaccheo di san Luca.

È un lavoro lungo e difficile, che spetta a chi educa: famiglia (se non è famiglia di ladri) e scuola, come sempre, ma con il controllo e i provvedime­nti delle istituzion­i, nazionali e locali. Dite che se ne occuperann­o, e non a parole? Si accettano scommesse.

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