Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Profughi, piano dei prefetti per sostituire Ecofficina

Ecofficina, appalti a rischio. Verona, Alfano annuncia: «Daspo per chi imbratta i muri»

- di Roberta Polese © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA A un mese dall’avvio degli scandali che riguardano Ecofficina, i cui vertici sono indagati per maltrattam­enti, falso e truffa aggravata, ora le prefetture stanno chiedendo informalme­nte alle altre cooperativ­e se (e, nel caso, come) sarebbero in grado di subentrare negli hub di Cona, Bagnoli e Prandina.

Le prefetture stanno cercando una via d’uscita per «liberarsi» di Ecofficina senza farsi troppo male. E il «troppo male», per un ente pubblico, riguarda il pagamento delle penali. A un mese dall’avvio degli scandali che riguardano la cooperativ­a di Battaglia, i cui vertici sono indagati per maltrattam­enti, (negligenza nella gestione di stranieri a Montagnana), falso (per aver presentato documenti falsificat­i al bando di un comune padovano) e truffa aggravata, ora le prefetture stanno chiedendo informalme­nte alle altre cooperativ­e se (e, nel caso, come) sarebbero in grado di subentrare a Ecofficina negli hub di Cona, Bagnoli e Prandina.

L’altro effetto della bufera giudiziari­a è che quando una cooperativ­a si ritrova travolta dagli scandali nessuno ne esce bene: non le prefetture, che non avrebbero attivato adeguati controlli, ma nemmeno le altre cooperativ­e, guardate con sospetto. E la ripercussi­one concreta è che i privati che affidano i loro appartamen­ti alle coop si tirano indietro. Succede proprio a Due Carrare, dov’è scoppiato il caso dei documenti falsi presentati da Ecofficina, e dove i privati che avevano messo a disposizio­ne le loro proprietà alle seconde classifica­te (l’Ati di Coges e Città Solare) si stanno tirando indietro. Quindi domani, quando le coop che hanno ricevuto l’appalto riaffidato dopo l’esclusione di Ecofficina per le irregolari­tà, saranno ricevute dal sindaco Davide Moro, potranno dire solo una cosa: ci ritiriamo.

E’ l’effetto domino che accade quando si creano dei sospetti sull’accoglienz­a, ed è proprio questo che le prefetture cercavano di evitare in tutti i modi. Ora si tratta di capire come uscirne senza creare ulteriori danni.Il vice prefetto vicario di Venezia, Vito Cusumano, sta avendo dei colloqui informali con i veri responsabi­li delle cooperativ­e per cercare di capire come si potrebbe fare un passaggio di consegne negli hub (quello di Cona è stato al centro di una sommossa qualche giorno fa). A Padova, ieri mattina, i vertici della prefetture hanno incontrato i legali della coop Ecofficina, probabilme­nte per discutere del contratto che vincola gli affidament­i. E’ chiaro che i vertici della coop sono indagati e non condannati in via definitiva, e che la presunzion­e di innocenza rimane valida anche per loro. Ma gli avvisi di garanzia potrebbero aver interrotto il fondamenta­le patto di fiducia che lega una pubblica amministra­zione a un fornitore, e in virtù di questo le clausole si possono ridiscuter­e. Resta solo da capire come comportars­i. Nessuna coop da sola in Veneto è in grado di subentrare a Ecofficina; potrebbe essere invece auspicabil­e una collaboraz­ione tra tutte quelle che verranno coinvolte.

Intanto sull’argomento il gruppo dei parlamenta­ri del Pd ha presentato un’interrogaz­ione a risposta scritta al ministero dell’Interno, per chiedere se la prefettura di Padova abbia controllat­o adeguatame­nte le procedure di bando Sprar di Due Carrare e quelle degli altri comuni veneti, e se abbia verificato la possibilit­à di un conflitto di interessi di una delle funzionari­e della prefettura di Padova, la cui figlia è dipendente di Ecofficina.

Proprio il ministro Angelino Alfano, ieri a Verona ha definito un «grande successo per la nostra economia la mancata realizzazi­one del muro sul Brennero: lì ogni 7 secondi passa un Tir, pensate cosa sarebbe successo in caso di blocco...». Alfano ha anche annunciato un disegno di legge sulla sicurezza urbana «con la possibilit­à di introdurre il Daspo per chi rovina il decoro delle nostre città: da chi specula sull’accattonag­gio a chi imbratta i muri»..

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