Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Da Bernini a Muraro, l’addio all’ultima Provincia eletta del Veneto
Se lo diceva da solo, Leonardo Muraro: «Sono un panda». E da ieri l’ultimo «panda» delle Province, l’ultimo presidente a resistere al riordino della legge Delrio, ha detto addio al suo ruolo istituzionale. Poi bisogna sempre tener presente che siamo in Italia, quindi Muraro rimarrà commissario per altri 90 giorni e ci vorranno altri sessanta giorni per convocare le elezioni di secondo livello: «Sempre se al referendum costituzionale di ottobre vincerà il sì, si parla già di una proroga della proroga in attesa dei risultati» anticipa sibillino Muraro. Ma il tempo è scaduto al Sant’Artemio, complesso immobiliare recuperato da un vecchio manicomio e inaugurato solo nel 2009 per ospitare l’ente ed altri uffici pubblici. La fine dell’ultima Provincia rimasta ancora in Veneto nella sua veste istituzionale, con i politici eletti e le indennità da pagare, è andata in scena ieri sera a Treviso con una cerimonia piena zeppa di ricordi: mica un funerale, sia chiaro, c’era perfino il rinfresco per i consiglieri, assessori e presidenti del passato invitati da Muraro ad un Consiglio senza ordini del giorno ma tanti interventi. Treviso volta pagina due anni dopo le altre Province della regione. È una storia di settant’anni, che parte con Antonio Mazza, il primo presidente nominato dal Cnl nel 1945; passa per il leader della dc dorotea Carlo Bernini che si sedette su quella poltrona dal 1971 al 1980; si scontra nel 1992 con l’arresto per corruzione del vicepresidente socialista Graziano De Biasi, in manette nella notte in cui i suoi volevano nominarlo presidente; affronta il post Tangentopoli con Domenico Citron nel 1993; e segna l’ascesa di Luca Zaia, oggi governatore, eletto nel 1998 e rieletto nel 2002. Proprio come Bernini prima di lui, la Provincia fu un trampolino di lancio per la Regione: il democristiano fu eletto nel 1980, Zaia lasciò Treviso nel 2005 per diventare il vice dell’ex Doge Giancarlo Galan. Di Zaia, unico degli ex presidenti a non aver partecipato alla festa (ha mandato il fedelissimo Gazzabin) Muraro ha ricordato i 18 nuovi edifici scolastici e le duecento rotonde realizzate in tutta la Marca, ancora oggi segno tangibile del di lui passaggio per migliorare viabilità e sicurezza stradale. Quando Zaia sbarcò a Venezia, a Treviso iniziò l’epopea di Muraro, per 11 anni in sella. C’era un po’ di emozione, nelle sue parole di commiato ieri sera, ma con un velo di polemica perché è sempre stato il più acerrimo nemico della Delrio: «Il futuro non sarà più in mano ai cittadini, ma saranno i sindaci a gestire l’ente al quale sono comunque state confermate le competenze di gestione dell’area vasta. Mi auguro che chi verrà dopo di noi possa governare con passione, concretezza e responsabilità, come in questi sessant’anni di storia». Accanto a Muraro c’erano quattro ex presidenti, Giacomo Dalla Longa, Domenico Citron, Giovanni Mazzonetto e Francesco Cabrini: ognuno di loro ha portato un saluto fra piccoli e grandi aneddoti. Risatine, frecciatine, un prosecco e l’ultima fatica, un libro sulla storia della Provincia di Treviso. Sipario.