Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«È incostituzionale» Il governo impugna la legge anti moschee
VENEZIA Com’era stato preannunciato dai consiglieri del Pd e da alcuni esponenti del governo (come il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa o quello all’Economia Pierpaolo Baretta), Palazzo Chigi ha impugnato la legge «anti moschee» approvata dal consiglio regionale all’inizio di aprile.
La legge, sostenuta dalla maggioranza zaianleghista e dai tosiani, fa leva su limiti di natura urbanistica per bloccare l’apertura di nuovi centri di culto islamici, con la richiesta di standard pressoché impossibili da rispettare. Visto il precedente della Lombardia, il relatore Alessandro Montagnoli si era guardato bene però dal «finalizzare» il testo esclusivamente nei confronti delle moschee e in più occasioni aveva ribadito che «le norme si applicano a tutti i luoghi di culto, pur con alcune deroghe di buon senso» (circostanza che secondo il Pd avrebbe finito per penalizzare anche parrocchie e oratori e che di fatti aveva sollevato le proteste di tutte le confessioni religiose durante le audizioni).
Tant’è, l’Avvocatura dello Stato ha ritenuto comunque che la legge violi la Costituzione e in particolare gli articoli 3 («Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione»), 8 («Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano») e 19 («Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume»).
La Regione ha già fatto sapere di voler resistere in giudizio davanti alla Corte Costituzionale.