Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Addio a donna Clara Agnelli le lacrime di figli e nipoti «Ci ha insegnato ad amare»

- Nicola Zanetti

MESTRE Giovani rampolli di una potente famiglia e uomini d’affari scendono dalle fuoriserie. Contempora­neamente, in bici o a piedi, arrivano signore di mezza età che abitano poco lontano, e che quella signora, negli anni, l’hanno sentita solo nominare, oppure intravista ogni tanto, qualche saluto, nulla più. Eppure sono qui. In questo curioso intreccio di volti e abiti c’è tutto il significat­o dell’addio a Donna Clara Agnelli. Uno stile di vita capace di coniugare il nobile aplomb con la semplicità, lontano dagli affari di famiglia. Rose bianche all’ingresso della piccola chiesa, all’interno poche ma significat­ive corone di fiori, come quelle inviate dalla Fiat o dal primo ministro ungherese Orban. Eppure è una cerimonia sobria, come lo è stata Clara Agnelli. Sobria ma di carattere, la sorella maggiore di Gianni, capace di far infuriare l’Avvocato e mezza Italia per la fuga d’amore con il conte Giovanni Nuvoletti, lei già sposata e madre di tre figli.

Non un’avventura. Era amore vero, durato sessant’anni. Quando Giovanni morì, nel 2008, i funerali furono celebrati proprio qui, nella chiesa di Santa Maria del Carmelo, la stessa dove, in un venerdì soleggiato, si tributa l’ultimo saluto a Clara. Non è un caso. La contessa aveva donato alla parrocchia il terreno sul quale edificarla. Siamo alla Favorita, a Mestre, poco distanti da Mogliano, frazione di Marocco, dove ha Donna Clara ha vissuto con il marito, prima di trasferirs­i ad Abano Terme e trasformar­e la villa di famiglia sul Terraglio nella sede della Banca Ifis, guidata dal figlio Sebastien von Furstenber­g. In prima fila davanti al feretro c’è proprio lui, l’ultimogeni­to di Clara e Tassilo von Furstenber­g, il principe sposato a 18 anni e poi lasciato per fuggire con Nuvoletti, scandalo in pieni anni ’50. «Ha fatto della vita un inno al bello — ricorda Sebastien — e mi è sempre stata vicina». Accanto c’è la sorella Ira: «Mia madre era una donna buona, gentile, generosa. Forse anche troppo». Manca il terzo figlio di Clara, Egon, lo stilista morto nel 2004, ma c’è sua figlia Tatiana, volata fin qui da New York per un commovente addio alla nonna sull’altare: «Mi hai insegnato AD amare. Farò onore alla tua vita». Toccante anche il messaggio del giovane Miklos, pronipote di Clara: «Mi vedo passeggiar­e con te nel giardino, mi vedo sullo scivolo mentre tu sorridi, ricordo i profumi della tua cucina». Ma a colpire di più è il suo appello alle anime spesso contrastan­ti dei Furstenber­g: «La famiglia non è un brand, è un intreccio di emozioni. In nome di nonna, dobbiamo stare uniti».

Degli Agnelli c’è Maria Sole, sorella di Clara. Cappello bianco e sguardo fisso sulla bara. E poi, gli ultimi rampolli del casato e i vertici di Banca Ifis. «E’ un addio, ma soprattutt­o un grazie — dice il parroco, don Daniele Chiminello — per l’attenzione verso gli altri, per le persone in difficoltà aiutate in questi anni». Al termine della cerimonia, il ritorno alla villa. Le ceneri della contessa riposerann­o nella cappella di famiglia, accanto a quelle del suo Giovanni. Sul sagrato della chiesa restano le signore in bicicletta. «Ogni tanto veniva a mangiare in una trattoria vicino a casa mia — racconta una di loro — una donna molto alla mano, una come noi». Anche questo era Clara Agnelli.

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Il dolore La famiglia davanti alla bara di Clara Agnelli sorella Mestre la maggiore dell’Avvocato, che si è spenta a 96 anni. Le esequie a

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